I possibili scenari dopo la battuta d'arresto di Macron alle legislative

Assemblea nazionale francese
Assemblea nazionale francese Diritti d'autore Michel Euler/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved
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Di Giulia Avataneo
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La mancanza di una maggioranza costringerà la coalizione del presidente a cercare alleanze, uno scenario inedito in Francia. Ma neppure all'opposizione è tutto rose e fiori

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La Francia, politicamente polarizzata e frammentata, si è riflessa nel secondo turno di elezioni legislative che hanno eletto i deputati dell'Assemblea Nazionale, da cui non è emersa una maggioranza. Uno scenario più simile a quello italiano che a uno francese e che adesso complica la strada per il presidente Emmanuel Macron. La sua coalizione, Ensemble! si è fermata a 245 seggi, ben lontana dai 289 necessari per la maggioranza assoluta.

Prima forza dell'opposizione è la coalizione di sinistra Nupes, con 131 deputati, seguito dal Rassemblement national che ha più che decuplicato i suoi seggi, arrivando a 89. I Repubblicani sono diventati la quarta forza nazionale con 61 eletti. 

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Sinistra divisa

Il leader del Nupes Jean-Luc Mélénchon non ha nascosto la sua delusione per il risultato

"Il Nupes dovrebbe costituirsi come gruppo unico in parlamento per evitare che ci siano dubbi su chi guida l'opposizione nel Paese". Un appello che raggiunge una Gauche già divisa sui prossimi passi.

Nel frattempo, tre ministri hanno perso il loro seggio e dovranno dimettersi. Fra quelli confermati il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin. 

"L'importante in una democrazia è saper ascoltare i cittadini quando si esprimono. Ascoltarli con umiltà".

E secondo gli analisti, il messaggio uscito dalle urne è che nonostante la storica rielezione di Macron, il presidente non avrà le mani libere per affrontare questioni urgenti come **l'inflazione, le pensioni e l'immigrazione.
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A sinistra, la mossa di Mélenchon mirava a strappare all'estrema destra lepenista le ambitissime presidenze di Commissioni dell'Assemblea Nazionale, in particolare quella della Finanze che viene assegnata per prassi al primo gruppo di opposizione. Che, in mancanza di unità della Nupes, diventa il Rassemblement National, che è ben davanti a La France Insoumise.

**Quali scenari

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I fari sono puntati sulla maggioranza, ancora suonata dalla sconfitta, con Macron che per una volta ha spinto sul davanti della scena la sua premier, Elisabeth Borne, senza prendere la parola. "La mia ossessione è che il Paese resti bloccato", ha detto stamattina la portavoce del governo, Olivia Grégoire.

Con 245 deputati invece dei 289 che inseguiva, il campo presidenziale ha spedito tutti i cacciatori di voti alla ricerca dei fatidici 44 che mancano per il numero magico. Si cerca fra i gruppi misti, gli altri di destra e di sinistra, l'UDI alleata del centrodestra. Ma, ovviamente, è verso i Républicains che guardano tutti: per quanto crollato al 4/o posto dopo essere stato per mezzo secolo il punto di riferimento conservatore del Paese, il partito erede del gollismo ha ancora un tesoretto di 68 seggi.

**La destra ago della bilancia

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"Non siamo qui per bloccare tutto, ma non siamo in vendita", ha riassunto uno dei dirigenti più influenti del partito, Xavier Bertrand. Il partito che ancora 10 anni fa esprimeva il presidente della Repubblica (Nicolas Sarkozy) è conscio della situazione e di essere l'ago della bilancia. E questo fin dal primo appuntamento in cui i melenchonisti già minacciano di far saltare tutto: il 5 luglio, quando la premier Borne si presenterà nell'emiciclo per chiedere la fiducia al suo governo.

I Républicains si sono immediatamente riuniti in un consiglio strategico. Il partito appare spaccato, incerta è la sorte di Christian Jacob, che continua a ripetere da ieri sera "noi siamo all'opposizione, all'opposizione del governo e di Emmanuel Macron, e resteremo ovviamente su questa linea".

Le posizioni dei Repubblicani

A dispetto di quanto dica Bertrand, buona parte del partito è pronta a negoziare con i macronisti. Se l'ex sarkozysta Jean-François Copé insiste apertamente per un "patto di governo", altri leader non chiudono la porta: "Nessuna combine per rimediare qualche posto ma nessun blocco", ha detto ad

esempio Laurent Wauquiez.

In Francia, accordi di governo fra la coalizione al potere e altri partiti sono uno scenario finora inedito. Ma in mancanza di un'intesa stabile, bisognerà di volta in volta trovare i 44 voti mancanti per la maggioranza assoluta. Una situazione che, secondo parecchi osservatori, ha il merito di aver riportato il Parlamento al centro del gioco politico di un sistema ormai troppo sbilanciato verso il presidenzialismo.

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