Brasile: trovati due corpi forse del giornalista e dell'attivista scomparsi

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Di Ludovica Longo
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Ad una settimana dalla scomparsa del giornalista e dell'attivista scomparsi in Brasile, ritrovati due corpi senza vita

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Nuova svolta alle indagini sul giornalista e l'attivista scomparsi

Due corpi che si teme siano quelli del giornalista britannico Dom Phillips e dell'esperto indigeno brasiliano Bruno Pereira sono stati ritrovati in Amazzonia una settimana dopo la loro scomparsa, secondo quanto riferito dai diplomatici brasiliani.

L'ambasciatore brasiliano nel Regno Unito ha dato la notizia alla famiglia di Phillips nel Regno Unito durante una telefonata nelle prime ore di lunedì. Sembra non aver descritto il luogo del ritrovamento ma aver specificato che i corpi erano legati ad un albero e che non erano ancora stati identificati. 

Alcuni effetti personali del giornalista Dom Philips e dell''esperto brasiliano di questioni indigene Bruno Pereira scomparsi in Brasile sono stati ritrovati in Amazzonia.

La notizia arriva dopo il ritrovamento di effetti personali tra cui una tessera sanitaria, un paio di stivali e un computer portatile , di tracce di sangue sulla barca di un pescatore e di materiale organico di apparenti resti umani in riva al fiume negli ultimi giorni .

Gli oggetti sono stati ritrovati sabato grazie a una piccola ma determinata squadra di ricerca indigena che ha trascorso gli ultimi sette giorni in prima linea nella caccia ai due uomini scomparsi che, in modi diversi, avevano entrambi sostenuto la causa indigena

Gli oggetti sono stati ritrovati sabato grazie a una piccola ma determinata squadra di ricerca indigena che ha trascorso gli ultimi sette giorni in prima linea nella caccia ai due uomini scomparsi che, in modi diversi, avevano entrambi sostenuto la causa indigena.

Pereira e Philips: probabili vittime della la causa amazzonica

Pereira, e Phillips sono stati visti per l'ultima volta il 5 giugno vicino all'ingresso del Territorio Indigeno della Valle del Javari, che confina con Perù e Colombia. Stavano tornando da soli in barca verso Atalaia do Norte, ma non sono mai arrivati.

La loro scomparsa ha suscitato l'indignazione internazionale.

Dom Philips, giornalista brittanico, collaborava con giornali quali il ^Washington Post, il New York Times e il Guardian. Per quest'ultimo era stato corrispondente e poi collaboratore dal Brasile. Nell'ultimo periodo si trovava nella regione di Javari per raccogliere testimonianze per il suo nuovo libro su varie tematiche ambientali come l'inquinamento, il saccheggio di miniere illegali e il disboscamento selvaggio. 

Bruno Pereira, un tempo funzionario del Funai, l'ente che sovrintende alla conservazione della foresta, è una guida esperta e attivista brasiliano e ha accettato volentieri la proposta di collaborazione del collega britannico.

L'inerzia di Bolsonaro fa scalpore

Varie organizzazioni nazionali e internazionali che si occupano di difendere l'ambiente si sono immediatamente mobilitate e hanno fatto pressione al governo per il rapido avvio delle indagini. 

Greenpeace ha invece riportato che i militari brasiliani sembrerebbero non aver ricevuto istruzioni chiare dal governo per le missioni di ricerca. Il Ministro della Giustizia e Pubblica Sicurezza del Brasile, Anderson Torres ha postato su Twitter la settimana scorsa immagini della squadra di ricerca, comprensiva di un gruppo di sei uomini ed un'imbarcazione. Greenpeace ha definito il governo "impreparato" e accusato Bolsonaro di non avere attribuito al caso sufficiente urgenza e importanza.

**Brasile al quarto posto nella classifica dei Paesi più pericolosi per gli attivisti ambientali
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Il rapporto "L'ultima linea di difesa" di Global Witness, ha collocato il Brasile in quarta posizione dietro solo a Colombia, Messico e Filippine per quanto riguarda i pericoli ai quali sono esposti gli attivisti e giornalisti che si occupano di difendere l'ambiente, con venti omicidi di attivisti legati alla causa ambientale nel 2020.

Il rapporto “Violenza contro i Popoli Indigeni in Brasile”, curato dal Consiglio Missionario Indigenista (CIMI), rirporta che gli omicidi nelle terre indigene sono aumentati del 61%. Anche i conflitti per il controllo delle terre sono aumentati, del 174% rispetto all’anno precedente.

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