La tragedia della funivia del Mottarone, un anno dopo: processo al via il 14 luglio

"La Stampa" del giorno dopo la tragedia.
"La Stampa" del giorno dopo la tragedia. Diritti d'autore Antonio Calanni/Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved
Di Cristiano TassinariRedazione italiana Euronews
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Il 23 maggio 2021 morirono 14 persone, per la rottura del cavo trainante della funivia. Si salvò solo il piccolo Eitan, che ora vive in Italia. Non ancora conclusa l'inchiesta, perizie da consegnare entro il 30 giugno. Prima udienza del processo, il 14 luglio

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La tragedia della funivia del Mottarone, un anno dopo.

Accadde alle 12.30 di una bella domenica di sole, il 23 maggio 2021.

Il cavo trainante della cabina 3 dell'impianto di risalita che da Stresa, sulle rive del Lago Maggiore, porta alla vetta del Mottarone si spezzò, causando la morte di 14 persone.

Un solo sopravvissuto: il piccolo Eitan Biran, ora 6 anni, figlio di una coppia di israeliani - vittime dell'incidente - che da anni viveva in provincia di Pavia.

Dopo essere stato "rapito" e portato in Israele e dopo una lunga battaglia legale internazionale, Eitan adesso vive in Italia con la zia paterna.

Antonio Calanni/Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved
La maledetta funivia.Antonio Calanni/Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved

In occasione dell'anniversario, dopo una Messa di commemorazione nella chiesa di Madonna della Neve, poco sopra il piazzale della funivia, il comune di Stresa ha inaugurato una stele con i nomi delle 14 vittime.

L'inchiesta, aperta per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, non è ancora completata: entro il 30 giugno dovranno essere presentate le ultime perizie, per il 14 luglio è previstala prima udienza del processo.
La Procura di Verbania insiste sull'ipotesi dominante: la totale inadempienza delle norme di sicurezza e. persino. l'inserimento volontario di forchettoni per bloccare il freno della cabina.

Subito dopo la tragedia, vennero arrestati il capo servizio Gabriele Tadini, il gestore dell'impianto Luigi Nerini e il direttore dell'esercizio Enrico Perocchio, poi posti agli arresti domiciliari e, infine, scarcerati. 

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