Mali: commando armato rapisce tre italiani e il loro collaboratore domestico

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Mali, esterno giorno. Diritti d'autore Jerome Delay/AP
Di Cristiano TassinariEuronews Redazione Italiana - Ansa - AFP
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Si tratterebbe di Rocco (64 anni), e Donatella Lagone e del figlio 43enne Giovanni; sono Testimoni di Geova, "ma non missionari"; rapito anche il loro collaboratore domestico

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Tre cittadini italiani - padre, madre e figlio - e un cittadino togolese. loro collaboratore domestico, sono stati rapiti "da uomini armati", giovedì sera, nella città di Sinzina, nel sud-est del Mali, secondo quanto riferito da un funzionario locale e da una fonte della sicurezza maliana.

Gli uomini armati hanno fatto irruzione nella casa della famiglia e li hanno prelevati.

I tre italiani sono Rocco Langone, di 64 anni, la moglie Maria Donata Caivano (ma conosciuta come Donatella), 62 anni, e il figlio Giovanni Langone (43).
Originari della provincia di Potenza, ma da decenni risiedono in Lombardia: i due coniugi a Triuggio e il figlio a Lissone, entrambe località in provincia di Monza-Brianza.

Sono Testimoni di Geova, vivono in Africa dal 2019. 
In Italia è rimasto un altro figlio, Daniele.-

La Farnesina segue l'evolversi della vicenda

La Farnesina "rende noto che l'Unità di Crisi del Ministero degli Esteri sta compiendo le dovute verifiche e accertamenti". "Il Ministro Di Maio sta seguendo in prima persona l'evolversi della vicenda", aggiunge la Farnesina. in una nota. 

Da parte sua, un funzionario locale del distretto di Koutiala, intervistato a condizione di anonimato, ha dichiarato che "uomini armati a bordo di un veicolo hanno rapito tre cittadini italiani e un uomo togolese a circa dieci chilometri da Koutiala".

Testimoni di Geova: "Non sono missionari"

L'Associazione dei Testimoni di Geova del Senegal, competente anche per il Mali, ha dichiarato che i tre italiani rapiti nel Paese africano non erano sul posto per conto del movimento religioso.

"Attualmente non abbiamo alcun missionario, alcun religioso, Testimone di Geova in Mali", ha detto da Dakar un portavoce dell'Associazione, rispondendo a domande sul sequestro. E questo, ha premesso, "da quasi un anno". Ovviamente "esistono persone che sono Testimoni di Geova in Mali, come in molte altre parti del mondo, ma che noi non conosciamo personalmente, come ci sono molti cattolici sulla Terra". ha aggiunto il portavoce. 

Lo ha confermato anche Sergio Gazzaniga, rappresentante della Comunità dei Testimoni di Geova di Seregno (Monza-Brianza)

"I tre componenti della famiglia rapita sono Testimoni di Geova che vivono in Mali per motivi personali e, dunque, non sono lì in qualità di missionari.
Preghiamo sia per loro che per le loro famiglie, e ci auguriamo
che questa vicenda si concluda nel modo migliore".
Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova
Thibault Camus/AP
Per le strade di Bamako, la capitale del Mali. Quando c'erano i soldati francesi...Thibault Camus/AP

Dieci anni di violenze

Dal 2012, il Mali è stato teatro di attacchi da parte di gruppi jihadisti legati ad Al-Qaeda e allo Stato Islamico, oltre che di violenze di ogni genere perpetrate da milizie autoproclamate di autodifesa e banditi.

Le violenze sono iniziate nel nord del Paese nel 2012 e si sono estese al centro e poi ai vicini Burkina Faso e Niger.
Migliaia di civili e soldati sono morti e centinaia di migliaia sono sfollati, nonostante il dispiegamento di forze Onu, francesi e africane.

Il francese Olivier Dubois, un giornalista freelance di 47 anni che vive e lavora in Mali dal 2015, è stato rapito in Mali più di un anno fa.
È stato lui stesso ad annunciare il suo rapimento, in un video pubblicato sui social network il 5 maggio 2021.

Nel video spiegava di essere stato rapito l'8 aprile a Gao (nord del Mali) dal Gruppo per il sostegno dell'Islam e dei musulmani (GSIM, o Jnim in arabo), la principale alleanza jihadista nel Sahel, legata ad Al-Qaeda e guidata dal leader tuareg maliano Iyad Ag Ghaly.

Il 13 marzo 2022, sui social network è circolato un video in cui un uomo che sembra essere il giornalista francese si rivolge ai suoi parenti e al governo francese.

Nel 2017, una suora colombiana, suor Gloria Cecilia Narvaez, è stata rapita da militanti legati ad Al-Qaeda a Karangasso, a circa 27 chilometri da dove è stata rapita la coppia italiana. La suora è stata rilasciata nel 2021 dopo aver trascorso più di quattro anni con i rapitori.

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