Sono più di tre milioni i cittadini ucraini che dall'inizio dell'invasione hanno attraversato il confine polacco per scappare dalla guerra. "Oggi, chi può torna a casa". In media, sono 20.000 al giorno
Il treno che prendono oggi gli ucraini va nella direzione opposta. Va verso casa. Non più in Polonia, per scappare dalla guerra e trovare un futuro altrove. Ma per ricongiungersi con i propri cari, per permettere ai figli di ritrovare il loro padre. "Piango sulla via del ritorno, ma non posso abbandonare casa mia", dice Olha Lavryk, rifugiata scappata con i suoi figli all'indomani dell'invasione russa.
Dal 24 febbraio sono più di tre milioni gli ucraini che hanno attraversato il confine con la Polonia, quasi tutti in treno diretti a Varsavia. Dopo la prima fase di spavento, tuttavia, in molti si sono resi conto che una vita di fuga non era sostenibile. Che una vita lontana dalla loro terra, benché oggi teatro di guerra, non faceva per loro.
All'inizio erano soprattutto uomini che volevano tornare a combattere contro le truppe di Mosca. Adesso, per la maggior parte donne e bambini.
"Nei primi giorni di guerra, circa 10.000 persone al giorno prendevano un treno per tornare in Ucraina", spiega Anna Michalska, addetta stampa delle guaedie di frontiera. "Oggi i numeri sono molto più alti, in media 20.000 , ma volte anche 23.000 persone.
Olha Lavryk e i suoi figli vengono dalla città di Sumy. Sono rimasti in Polonia per un mese e mezzo. Un tempo troppo lungo. Dalla stazione di Varsavia Wschodnia sono partite per ritrovare la loro famiglia. "I bambini sono molto contenti all'idea di rivedere il loro papà. Non posso abbandonare il mio Paese. Ci sono le sirene anti bomba tutto il tempo, non so bene cosa ci aspetta. Ovviamente qui sono più tranquilla".
"Piango sulla via del ritorno perché ho veramente paura. Per i bambini, per la nostra vita, per non rimanere feriti. Sono molto preoccupata".
"Tra il 65 e l'80 percento degli ucraini che hanno deciso di lasciare il Paese a causa dell'aggressione russa hanno dichiarato di voler tornare a casa il prima possibile", spiega Olena Babakova, giornalista ucraina esperta in immigrazione. "Appena pensano che la situazione sia abbastanza sicura, salgono sul primo treno disponibile".