Pedofilia: contro gli abusi "c'è ancora molto da fare", le richieste di Papa Francesco

Papa Francesco.
Papa Francesco. Diritti d'autore Alessandra Tarantino/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved
Diritti d'autore Alessandra Tarantino/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved
Di Euronews
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Il Pontefice ha affidato alla Commissione per la Tutela dei minori, guidata da Sean O'Malley, la missione di fornirgli un rapporto annuale sulle iniziative prese dalla chiesa contro gli abusi.

PUBBLICITÀ

Contro la pedofilia "sono stati gettati semi importanti" ma "c'è ancora molto da fare". Sono le parole che ha pronunciato Papa Francesco durante l'udienza privata con la Pontificia Commissione per la Tutela dei minori. Il Pontefice ha affidato alla Commissione la missione di fornirgli un rapporto annuale sulle iniziative prese dalla Chiesa per la protezione dei minori. "L’abuso, in ogni sua forma, è inaccettabile", ha precisato ancora una volta Francesco, sottolineando che il lavoro della Commissione è essenziale in quanto "fornisce una visione proattiva e prospettica delle migliori pratiche e procedure che possono essere realizzate in tutta la Chiesa".

L’abuso, in ogni sua forma, è inaccettabile.
Papa Francesco

Una garanzia di indipendenza

"Per la prima volta il Santo padre ha definito la protezione dei minori come un pilastro del governo centrale della Chiesa", ha dichiarato il Cardinale Sean O'Malley, presidente della Commissione. "Lo ringraziamo per il suo supporto costante. Il Santo Padre ci ha ripetuto che l'autonomia della nostra commissione garantisce l'integrità del nostro giudizio e la libertà di consigliare Sua Santità su questi temi delicati", ha aggiunto il cardinale di Boston. È una garanzia di indipendenza quella data da Papa Francesco alla Commissione, creata nel 2014 per aiutare la Chiesa a proteggere minori e adulti vulnerabili.

Salvaguardare il rapporto con i fedeli

Un processo di autoanalisi doloroso per il clero, ma che secondo il Vaticano è necessario per salvaguardare il rapporto con i fedeli. Il rapporto annuale "sarà un fattore di trasparenza e responsabilizzazione", ha detto Papa Francesco, "e darà un chiaro riscontro dei nostri progressi in questo impegno. Se i progressi non dovessero esserci, i fedeli continuerebbero a perdere fiducia nei loro pastori, rendendo sempre più difficile l’annuncio e la testimonianza del Vangelo".

Un metodo che sembra dare i primi risultati, nella visione del Vaticano. "I semi che sono stati sparsi stanno cominciando a dare buoni frutti", ha infatti dichiarato il Pontefice. "L'incidenza degli abusi sui minori da parte del clero è in calo", ha sottolineato Papa Francesco durante l'udienza. 

Ogni membro della Chiesa, secondo il proprio stato, è chiamato ad assumersi la responsabilità di prevenire gli abusi.
Papa Francesco

Secondo il discorso del Pontefice, la responsabilità di evitare nuovi abusi è condivisa a ogni livello della gerarchia ecclesiastica. "Ogni membro della Chiesa, secondo il proprio stato, è chiamato ad assumersi la responsabilità di prevenire gli abusi e lavorare per la giustizia e la guarigione", secondo Francesco.

La battaglia delle vittime

Le associazioni di vittime si battono da anni per avere delle inchieste indipendenti sugli atti di pedofilia di membri del clero, e per ottenere dei processi davanti alla giustizia civile.

Anche se in alcuni Paesi europei sono già state istituite commissioni indipendenti per fare luce sugli abusi e risarcire le vittime, l'Italia fa eccezione e non si hanno dati ufficiali. Secondo la mappatura del fenomeno consultabile sul sito della Rete L'Abuso, si contano 360 casi negli ultimi 15 anni.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Vaticano, in marcia per chiedere tolleranza zero contro i preti pedofili

Giornata degli abusi sui minori: la chiesa fa mea culpa e presenta il primo report

L'abisso della pedofilia nella Chiesa Cattolica, il caso Portogallo