Cognome anche delle madri, le reazioni dall'Europa: "Passo in avanti fondamentale verso la parità"

Madre con un neonato
Madre con un neonato Diritti d'autore AP Photo/Iuliia Stashevska
Diritti d'autore AP Photo/Iuliia Stashevska
Di Samuele Damilano
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"Sono contenta per l'Italia, sarà più al passo coi tempi". La sentenza della Consulta ha dichiarato illegittime le norme che favoriscono l'attribuzione automatica del cognome del padre. Come già avviene nel resto d'Europa

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L’Italia, con la sentenza della Corte costituzionale che ritiene illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre ai figli, fa “un passo in avanti veso l’uguaglianza di genere”, secondo la Guardasigilli Marta Cartabia. 

La sentenza verrà depositata nelle prossime settimane. I giudici con l'ermellino specificano nel comunicato stampa del 27 aprile che "le norme censurate sono state dichiarate illegittime per contrasto con gli articoli 2, 3 e 117 della Costituzione, quest’ultimo in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo". 

Secondo la Corte"entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul cognome dei figli, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale".

Un principio già presente nelle norme vigenti negli altri Paesi europei, dove, pur con le dovute peculiarità, il meccanismo di assegnazione del cognome prevede la possibilità di scegliere tra quello paterno, materno, o entrambi.

Come funziona negli altri Paesi

In Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia e Austria, per esempio, il cognome della madre viene attribuito automaticamente dall’anagrafe, a meno che non ci siano indicazioni specifiche. 

Nel Regno Unito viene lasciata ampia libertà ai genitori, che possono decidere, in base alla loro reponisbility, se assegnare un "patronimico" o un "matronimico". È addirittura possibile, anche se assai poco frequente, scegliere un cognome non appartenente a nessuno dei due. 

“Penso che questa sentenza sia in linea con una concezione della famiglia più in linea con i nostri tempi”, afferma convinta Verena Schad, giovane giornalista tedesca. In Germania, a differenza nostra, non si distingue nemmeno tra i figli nati dentro o al di fuori del matrimonio. **I genitori possono scegliere quale cognome assegnare, ma non è possibile per il figlio averli entrambi. **

In Spagna

 al contrario, tradizione vuole che venga assegnato un doppio cognome, prima quello del padre e dopo quella madre. Anche se la legge non impone un ordine prestabilito, in caso di disaccordo tra i genitori, viene prima quello del padre.

“La sentenza della Corte costituzionale italiana rappresenta per me una bellissima notizia. In Spagna, come in Italia, il retaggio patriarcale è ancora dominante”, commenta Santiago Martin Martinez, 23 anni, di Valencia. “Penso che sia a partire da questi cambiamenti che è possibile erodere questo sistema”. 

In Portogallo

“Alla base di tutto ci deve essere il buon senso” commenta invece Joao Montaeiro, portoghese e padre di quattro figli. Nel Paese lusitano, come in Spagna, ai figli viene dato un doppio cognome, ma in ordine inverso: prima quello della madre e dopo quello del padre. “Per me è così radicata questa tradizione che non mi sono mai posto il problema”, afferma. Almeno finché non sono arrivato in Francia, dove non è possibile avere il doppio cognome, e per questo ha dovuto chiedere un documento ufficiale al consolato portoghese in cui specificare che i due cognomi dei figli non corrispondevano a un’unica parola. 

In Francia

“Anche se abbiamo la possibilità di segliere, continuiamo a dare per abitudine il cognome del padre”, specifica Laurence Alexandrowicz, francese e madre.

Per abitudine continuiamo a dare il cognome del padre
Laurence Alexandrowicz

Sono cose a cui nemmeno penso, tanto fanno parte delle nostre tradizioni. Ovviamente ritengo fondamentale che una madre abbia la possibilità di scegliere il cognome del figlio, a maggior ragione in un periodo storico in cui il concetto di famiglia cambia rapidamente”. Anche Laurence accoglie quindi con gioia la sentenza della Corte costituzionale italiana. 

L'Italia, fino a due giorni fa fanalino di coda in Europa per il meccanismo di attribuzione del cognome, si allinea alle leggi degli altri Paesi. Ma, fanno notare gli esperti, per passare dalla teoria alla pratica manca ancora tanto. 

I punti deboli

“Dal punto di vista teorico, è una conquista importantissima verso il progressivo abbattimento delle differenze di genere”, afferma Cecilia Pratesi, magistrata esperta di diritto della famiglia. “Si tratta del venir meno di un retaggio della cultura patriarcale”.

Tuttavia, spiega Pratesi, la sentenza della Consulta lascia aperte delle criticità non indifferenti nel momento in cui non ci fosse accordo tra i due coniugi su quale cognome scegliere, o su quale ordine rispettare. In questo caso spetterebbe al giudice dirimere la controversia, ma su quale base legislativa? “È un controsenso assurdo: il magistrato deve decidere tra due alternative che, per assioma sono identiche: padre e madre hanno lo stesso diritto nella scelta del cognome dei figli”.

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Finché non verrà scritta una legge dal Parlamento, che notoriamente ha tempi piuttosto lunghi quando si tratta di recepire le sentenze della Consulta, i magistrati non avranno alcun testo su cui basarsi per prendere una decisione. “Non c’è nessun parametro di riferimento, sarà rimesso tutto alla discrezionalità del singolo. Ma non è così che funziona il sistema giudiziario”.

Un altro rischio, sottolinea, è quello che i genitori pensino che la sentenza abbia valore retroattivo. E che dunque sia possibile chiedere ai magistrati di cambiare il cognome dei propri figli.

“Benissimo venga la sentenza. Ma altrettanto rapidamente vengano fatte norme che forniscano ai giudici parametri chiari per prendere le loro decisioni”, conclude Pratesi.

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