A Medyka, in Polonia, Pasqua di solidarietà verso i rifugiati: quasi 5 milioni gli ucraini in fuga
Papa Francesco ha rivolto l'ennesimo appello per la pace in Ucraina durante il tradizionale discorso Urbi et Orbi.
Citando Albert Einstein ed il filosofo Bertrand Russell, in riferimento alla minaccia di una guerra nucleare, il Pontefice ha detto: "Dobbiamo porre fine alla razza umana, o l'umanità deve rinunciare alla guerra?".
Dopo aver recitato con i pellegrini in piazza San Pietro la preghiera mariana del Regina Coeli, il Papa ha affrontato il tema della riconciliazione come strumento di pace.
Probabile il riferimento alla polemica inerente le due infermiere, una ucraina e una russa, presenti alla Via Crucis, fatto non visto di buon occhio da Kiev e dalla Chiesa ucraina.
Nessuno sia abbandonato - aggiunge Francesco - le guerre, le liti, le contestazioni lascino il posto alla comprensione, alla riconciliazione: sottolineamo sempre questa parola, perchè quello che Gesù ha sofferto - e con la sua resurrezione - ha riconciliato tutti noi con Dio, che è tra noi".
Prima di concludere, il Papa (che ha accolto in piazza san Pietro 50mila giovani italiani ed ucraini nel giorno di Pasquetta) ha invitato i credenti a "guardare anche dentro se stessi e a permettere alla luce di Gesù risorto di dissipare le tenebre nei cuori".
Polonia, Pasqua di solidarietà
Persone abbracciano i loro cari sui binari della stazione ferroviaria di Zaporizhzhia, in Ucraina, da dove partono gli sfollati in cerca di sicurezza.
L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati riferisce che il numero di ucraini ad aver lasciato il Paese si avvicina ai cinque milioni.
I rifugiati continuano ad attraversare il confine polacco all'altezza del villaggio di Medyka, anche durante le celebrazioni pasquali.
"Vogliamo tornare a casa in futuro - afferma una di loro - vogliamo una vita pacifica per la nostra città, ma non sappiamo come possiamo fare, non sappiamo come fermare Putin: abbiamo la speranza di poter tornare a casa tra uno o due mesi".
Sul lato polacco del confine, i rifugiati parlano dei loro desideri, mentre i volontari in stazione donano un pasto tradizionale per ritemprare mente e corpo."Questa Pasqua è molto diversa da quelle precedenti - dice una volontaria - perché molte persone sono in pericolo di vita, hanno perso le loro case, cercano rifugio nel nostro Paese.
Vogliamo portare un po' di sensazioni di casa, un sentimento di festa per dimenticare per un po' tutte le cose terribili che accadono, cercare la felicità e la speranza nel fatto che Gesù è risorto".