L'Europa aumenta la pressione diplomatica su Belgrado, accusata di giocare su due fronti nel conflitto russo-ucraino.
La Serbia di Aleksandar Vučić resta una spina nel fianco europeo, In quello più orientale. Belgrado, che ha scelto di non imporre sanzioni alla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina, subisce pressioni crescenti per allinearsi al resto dell'Unione europea, in quanto Paese candidato all'adesione. Tra gli Stati che seguono più da vicino l'evoluzione delle posizioni serbe c'è la Germania, per mezzo del suo ministro degli Esteri Analena Baerbock: "Se la Serbia vuole aderire all'Unione europea, deve sostenere la politica estera degli altri membri dell'Unione", ha dichiarato recentemente il capo della diplomazia tedesca, "e quindi imporre alla Russia le sanzioni necessarie".
Bruxelles vuole una presa di posizione serba
Un pressing sempre più diretto nei confronti di Belgrado, che secondo Bruxelles deve scegliere da che parte stare. Le prese di posizione di Aleksandar Vučić sono considerate per il momento totalmente insufficienti: la Serbia ha votato la risoluzione delle Nazioni Unite che condanna l'aggressione russa e, al contrario, ha votato a favore della sospensione di Mosca dal consiglio Onu per i diritti umani. Ma l'Unione, Berlino in primis, esige un passo in più per considerare Belgrado un alleato affidabile.
"La nuova dottrina tedesca in materia di politica estera mira soprattutto a capire se siamo con loro o contro di loro", spiega Suzana Grubjesic, del Centro per la Politica estera. "Se la Serbia impone sanzioni alla Russia, siamo con loro. Altrimenti, siamo contro di loro", conclude.
La Serbia, alleato prezioso di Putin
Il presidente Vucic, appena rieletto, ha più volte negato le accuse di giocare su due fronti. Ma di fatto Belgrado è legata a doppio filo alla Russia per ragioni culturali, storiche ed economiche che la rendono un alleato prezioso per Mosca nella regione. La Serbia è l'unico Paese europeo a rifornirsi massicciamente di armamenti dalla Russia, e l'unico ad avere scelto di mantenere i voli commerciali verso Mosca e San Pietroburgo.
Un comportamento considerato "insostenibile" da molte cancellerie europee, che chiedono ai Serbi di scegliere da che parte stanno. "Credo che gli Stati europei, e in particolare Francia e Germania, si aspettino un atteggiamento diverso dalla Serbia in materia di politica estera", analizza per Euronews il politologo Nemanja Sitplija. "Belgrado non è costretta a cambiare strategia, ovviamente, ma sarà naturalmente portata a farlo se le pressioni dovessero aumentare", prevede Sitplija.
Un atteggiamento reso ancora più ambiguo dalla vicinanza tra il presidente Vucic e Valdimir Putin. Tra i due leader c'è un legame personale forte, che finora le pressioni diplomatiche e economiche europee non hanno scalfito.