Da Kiev a Tokyo. I profughi ucraini ospitati in Giappone

Profughi ucraini arrivano in Giappone
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Di Gianluca Martucci Agenzie:  AP
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Il ministro degli Esteri giapponese Hayashi fa imbarcare altri venti profughi nell'aereo di ritorno dopo il suo viaggio istituzionale in Polonia. Tra questi anche Viktorria e suo figlio

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Il Giappone ha accolto venti profughi ucraini scappati dalla guerra provocata dalla Russia. Sono solo una piccola goccia nel mare dei quattro milioni e duecento mila rifugiati, che hanno prevalentemente trovato rifugio nei Paesi europei a confine con l'Ucraina. Nel gruppo di venti persone a bordo dell'aereo partito da Varsavia e atterrato a Tokyo c'erano anche Viktorria e suo figlio di tredici anni.

"Quando siamo atterrati qui le persone ci hanno accolto come si fa in una famiglia", ha detto Viktorria, che ha da poco lasciato Kyiv.

Insieme a suo figlio la donna si è poi spostata verso Osaka, dove ad aspettarla c'era sua madre Shigeyama, originaria di Kiev e trasferitasi in Giappone venti anni fa anni fa. Paese con profonde differenze in termini culturali e linguistiche rispetto all'Ucraina, il Giappone è per Viktorria e suo figlio la meta di un viaggio straziante, terminato tra le braccia di Shigeyama. 

Accogliere, ma con cautela

L'accoglienza del gruppo arrivato nella capitale giapponese è stato fortemente voluta dal ministro della Difesa nipponico Yoshimasa Hayashi durante il suo viaggio in Polonia di questa settimana. In Giappone vige una politica molto restrittiva per l'accoglienza dei migranti economici e delle persone che fanno richiesta di protezione internazionale. L'ospitalità offerta ai profughi ucraini è un'eccezione, e non a caso il governo di Tokyo li definisce "sfollati"

Le venti persone appena arrivate nel Paese asiatico resteranno per almeno sei mesi. Dal 24 febbraio scorso (giorno in cui la Russia ha invaso ufficialmente l'Ucraina) sono duemila gli ucraini accolti in Giappone. Il ministero degli Esteri nipponico ha spiegato ai cittadini che la maggior parte degli sfollati accolti hanno legami con l'Europa e che torneranno nel loro Paese di origine quando la situazione in Ucraina sarà tornata alla normalità.

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