Mentre l'esercito di Putin abbandona la pressione su Kiev i soldati ucraini scoprono la devastazione e la morte in quella che un tempo era la tranquilla periferia della loro capitale
La pressione immediata fin dall'inizio dell'attacco verso la capitale Kiev non tradisce il vero obiettivo dell'invasione russa in Ucraina:il Donbass. Ne è sicuro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che nel consueto video-messaggio notturno lo ha ribadito: "Le truppe russe vogliono prendere il Donbass e il sud dell'Ucraina. Siamo consapevoli che il nemico ha riserve per aumentare la pressione a est. Qual è il nostro obiettivo? Proteggere la nostra libertà, la nostra terra, la nostra gente. Stiamo rafforzando le difese - ha aggiunto - e bisogna elogiare il coraggio e la resilienza di coloro che difendono le città". Poi ha sferzato l'Occidente: "Occorre anche dire che il nostro Paese non ha ricevuto abbastanza moderni sistemi antimissilistici dagli alleati".
La conferma di Mosca
Pure il Cremlino conferma che il Donbass è al centro della sua "operazione militare speciale". "La sovranità delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk - spiega il portavoce di Putin Dmitry Peskov - è stata riconosciuta dalla Russia. Abbiamo riconosciuto la loro indipendenza. La nostra operazione è stata avviata su richiesta di queste due repubbliche: uno degli obiettivi principali consiste nel salvarle e ripristinare la loro statualità entro i confini del 2014, entro i confini sanciti dalla costituzione delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk". Stando a Peskov, "l'Ucraina è un paese difficile e ostile per la Russia, è un Paese che di fatto ha completamente proibito qualsiasi media di lingua russa, è un Paese che ha reso la lingua russa secondaria e così via".
Gli allarmi della notte e dell'alba
Lo Stato maggiore ucraino dichiara che "il nemico continua a effettuare sistematici attacchi missilistici e aerei con armi ad alta precisione su obiettivi militari e civili, ma l'intensità è diminuita". Alle ore 5 locali di domenica una decina di esplosioni hanno scosso la città di Odessa, provocate da missili cruise (alcuni intercettati dalla contraerea). Sulla città si sono alzate varie colonne di fumo che indicano gli incendi.
L'orrore alle porte di Kiev
Bucha era il simbolo della tranquilla periferia a nord-ovest della capitale ucraina fino all'invasione russa. Oltre un mese di aspre battaglie, in un urbano come questo e quello della vicina Irpin, ha impedito alle forze di Mosca di circondare Kiev. Adesso l'esercito ucraino riprende il controllo della città e ne scopre le profonde ferite, la devastazione indifferenziata degli edifici di civile abitazione come delle strutture pubbliche e industriali. Diversi cadaveri di civili sono stati trovati ancora riversi per strada. Uno di questi aveva le mani legate. Immagini raccapriccianti si susseguono per diverse centinaia di metri in queste aree di periferia a nord-ovest della capitale. Ma intanto per Kiev il concetto strategico russo si dissolve con la ritirata tuttavia il presidente Zelensky non si fa illusioni..."La nostra pace non sarà il risultato delle decisioni del nemico prese a Mosca. Non possiamo nutrire vuote speranze che ci fanno abbandonare la nostra terra. Possiamo solo combattere per la pace da raggiungere con dure battaglie ed anche con le trattative in un vigoroso lavoro quotidiano", precisa Zelensky.
Enerhodar non lontano dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia
Diverse esplosioni hanno investito sabato la città ucraina di Enerhodar vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. L'agenzia nucleare di stato ucraina ha repertoriato gli attacchi sul suo canale ufficiale Telegram. Sia la città che l'impianto, che genera oltre un quinto dell'elettricità nazionale ed è uno dei più grandi impianti nucleari d'Europa, sono sotto il controllo russo dal 4 marzo.