Ucraina, grano come oro. Aumentano i prezzi e i timori sulle esportazioni

Ucraina, grano come oro. Aumentano i prezzi e i timori sulle esportazioni
Diritti d'autore Vitaly Timkiv/AP
Di Debora Gandini
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Nel conflitto in Ucraina gli occhi sono puntati anche sul grano. Aumentano i prezzi e crescono i timori per le esportazioni. Intanto dalle Nazioni Unite arriva un Allarme: la carestia colpirà i paesi più poveri

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Per ora il peso della guerra sembra ancora lontano da certe zone rurali dell’Ucraina. Ma i timori crescono di giorno in giorno. Mentre il gelo invernale sta lasciando spazio alla primavera e a un timido sole, nel granaio d’Europa, uno dei pilastri della stabilità alimentare nel mondo, è il momento della semina. La terra comincia a scaldarsi.

Alexander Petkov lavora nelle campagne vicino al confine rumeno, racconta che si coltivano grano, orzo, girasoli e piselli. E questo è solo un piccolo assortimento di colture che possono crescere qui nel sud del Paese per le varie norme climatiche”.

I combattimenti non hanno ancora raggiunto questa parte dell'Ucraina, ma questo fattore non è l'unico ostacolo che gli agricoltori devono affrontare. Con la Marina russa dispiegata lungo la costa, per le navi cariche di grano da esportare è quasi impossibile salpare.

"Senza esportazioni ci fermeremo. Non ci saranno più soldi e di conseguenza non sarà più possibile pagare tutti i lavoratori”, prosegue Petkov che comunque sembra ottimista. “L'Ucraina non soffrirà la fame, il grano in quelle zone dove ora possiamo seminare, compresi altri prodotti, sarà sufficiente per garantire il fabbisogno nel paese". L’Ucraina e la Russia sono i due maggiori paesi esportatori di grano al mondo. Ora il primo non potrà coltivare gran parte dei propri terreni, mentre l'altro dovrà fare i conti con le sanzioni internazionali.

Ucraina: non solo grano, anche l'80% della produzione mondiale di olio di girasole

Dall'Ucraina e dalla Russia, infatti dipende il 30 % della produzione mondiale di grano, l**'80 % della produzione di olio di girasole** e un quinto del commercio del mais; alcuni Paesi del Medio Oriente tra cui Egitto, Siria e Libano, dell'Africa del nord ma anche del sud-est asiatico sono fortemente dipendenti da questa produzione. Ahmed Hoteit, capo del sindacato degli importatori di grano in Libano: "Il Libano importa dall'Ucraina circa l'80% del grano, se ne consumano circa 6200-6300 tonnellate ogni anno. L'anno scorso ne abbiamo importato 5200 tonnellate dall'Ucraina, il resto dalla Russia, Moldavia e Romania, di certo siamo colpiti da questa crisi".

La Cia Agricoltori italiani teme che il mais ucraino e quello russo potrebbero presto prendere la via della Cina lasciando a secco gli allevatori europei. In Indonesia, dove il 26 % del grano consumato è ucraino, si prevede l'impennata dei prezzi dei noodles cosa che potrebbe fortemente colpire le fasce sociali a basso reddito.

Nel mezzo una crisi alimentare che sta peggiorando in posti come Yemen, Etiopia o Afghanistan, dove a causa dell'aumento dei prezzi del grano e del carburante, è ormai emergenza umanitaria. Secondo le Nazioni Unite saranno i paesi più poveri del mondo i primi ad essere travolti da quello che è stato già definito l’uragano della carestia. 

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