Un colpo di coda del covid?

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In Italia i casi di Covid-19 sono tornati verso quota 100.000: un numero che non si registrava dallo scorso 8 febbraio, quando i contagi erano stati 101.864 in un giorno

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I paesi europei hanno revocato le restrizioni sanitarie troppo presto? Questa è la preoccupazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che deplora un aumento dei casi di contaminazione in diversi paesi del vecchio continente, in particolare in Francia, Germania, Regno Unito, Italia e Grecia. Dopo una brusca regressione a fine gennaio, il Covid-19 ha ripreso a correre dall'inizio di marzo: negli ultimi sette giorni l'OMS ha individuato nei 53 paesi della zona europea oltre 5 milioni di nuovi casi e quasi di 12.500 morti.

La situazione in Italia

In Italia i casi di Covid-19 sono tornati verso quota 100.000: un numero che non si registrava dallo scorso 8 febbraio, quando i contagi erano stati 101.864 in un giorno. Nell'arco di 24 ore l'incremento è stato repentino e i casi registrati dal ministero della Salute sono aumentati a 96.365 dai 32.573 di lunedì 21 marzo. Anche i decessi sono saliti a 197 e sono aumentati i ricoveri nei reparti ordinari: 241 in più in un giorno.

Le valutazioni della OMS

Visto che la pandemia viaggia su valori elevati ed è ancora presente, in tanti Paesi europei,  il direttore regionale per l'Europa dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Hans Kluge, ha detto che Italia, Germania, Francia e Regno Unito hanno revocato troppo "brutalmente" le misure anti Covid e si trovano adesso di fronte ad un forte aumento dei casi legati alla sotto-variante Omicron BA.2. "La pandemia non è finita, ma oggi abbiamo strumenti per gestirla in maniera diversa", ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza. "Non dobbiamo abbassare la guardia, dobbiamo continuare ad avere - ha aggiunto - un'attenzione in particolare all'utilizzo delle mascherine al chiuso e poi continuare a fare le terze dosi". Importante anche fare la quarta dose, ora per gli immunodepressi, vedremo se anche a fasce d'età più avanzate". Anche per il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, "con la fine dello stato di emergenza, il nostro Paese non è fuori dalla pandemia", ma "in una fase di gestione diversa".

Italia attenzionata

I dati del ministero della Salute descrivono un quadro che richiede attenzione. L'aumento dei casi rilevato nelle ultime 24 ore si deve a un notevole aumento dei test: da 218.216 a 641.896, fra molecolari e antigenici rapidi; il tasso di positività è quindi aumentato dal 14,9% al 15,01%. In un giorno il numero dei decessi è salito da 119 a 197. Per quanto riguarda i ricoveri, nelle terapie intensive sono complessivamente 455, ossia 8 in meno in un giorno nel saldo tra entrate e uscite, e gli ingressi giornalieri sono stati 47; nei reparti ordinari i ricoveri sono in totale 8.969, ossia 241 in più in 24 ore. Sempre sui ricoveri, l'analisi dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) relativa al 21 marzo calcola che nei reparti ordinari sono aumentata in un giorno in 14 regioni, raggiungendo valori superiori al 20% in Calabria (al 34%), Umbria (30%), Basilicata (28%), Sicilia (24%), Sardegna e Marche (21%), mentre risulta stabile quelle delle terapie intensive.

Gli incrementi giornalieri

Per quanto riguarda l'incremento giornaliero dei casi nelle regioni, il ministero della Salute indica che il maggiore è avvenuto in Puglia, con 12.007, seguita da Lombardia (11.378), Lazio (11.172) e Campania (10.788). "E' presto per dire se sia in corso un leggero colpo di coda o se si tratti di nuova ondata: per capirlo dovremo aspettare le prossime settimane", ha osservato il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook 'Coronavirus - Dati e analisi scientifiche'. Quello che si sta osservando è che, dopo essere passata rapidamente da un incremento del 10% al 40%, la crescita dell'epidemia di Covid-19 in Italia è ancora in corso, ma negli ultimi giorni ha mostrato segni di un rallentamento. Secondo Sestili "attualmente non ci sono elementi di forte preoccupazione", ma "sarebbe strano abbandonare tutto, a partire dalla mascherina nei luoghi chiusi: sappiamo da letteratura scientifica quanto indossare la mascherina riduca la possibilità di contagio". 

Preoccupazione anche in Cina

Oltre all'Europa, anche la Cina affronta la sua peggiore epidemia dal 2020, nonostante una politica anti-covid molto severa che pesa sull'economia. Dopo aver accertato 47 nuovi casi le autorità sanitarie di Pechino hanno deciso di chiudere Shenyang, città della Cina nord-orientale che conta 9 milioni di abitanti ed è un polo industriale di prima grandezza.

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