Dalla fondazione nel 700 grazie al nobile napoletano José de Ribas fino ai moli dei genovesi dove attracavano anche i velieri degli Agnesi che caricavano il grano tanganrog, la storia architettonica, culturale e musicale della città ucraina mostra un'anima molto italiana che resterà sempre
La città di Odessa non è famosa solo perché nell'Ottocento il pastificio italiano Agnesi da Oneglia (Liguria) mandava i suoi velieri a caricare il grano ucraino Tanganrog, il più ricco di proteine che la storia ricordi (purtroppo scomparso dopo la rivoluzione d'ottobre perché le sue sementi furono completamente consumate per alimentare il popolo in rivolta e i soldati).
La storia italiana di Odessa
Furono i marinai genovesi a fondare le prime colonie su queste rive del mar Nero, colonie che prosperarono fino a metà del XVesimo secolo quando l'impero ottomano strappo' il controllo di Costantinopoli all'impero di Bisanzio e taglio' le vie di comunicazione con la Repubblica marinara di Genova.
Durante l'impero ottomano delle colonie, ormai impoverite, resto' solo la fortezza di Khadjibey, conquistata da José de Ribas al servizio del principe russo Grigorij Aleksandrovič Potëmkin, durante il regno di Caterina II di Russia.
La zarina (1729-1796) assecondò l'idea di de Ribas per la costruzione attorno alla roccaforte, di un porto e di una città, nel 1794. E fu lui a trovarle il nome. Secondo alcune fonti De Ribas cerco' un termine proveniente dall'antichità greca. Penso' all'Odissea, dato che Ulisse pare avesse navigato a lungo nel mar Nero prima di tornare nel Mediterraneo. Decise cosi' di chiamare la città in suo onore adottando pero' il nome greco di Odisseo.
Secondo la tradizione il nome piacque molto a Caterina la Grande, che lo volle pero' al femminile: Odissea e infine Odessa.
La città ebbe come soprannome quello della "piccola Napoli" visto che il nobile napoletano José de Ribas (figlio di un nobile spagnolo e di una nobildonna irlandese) era nato e cresciuto a Napoli, al servizio del principe russo Grigorij Aleksandrovič Potëmkin.
L'impronta italiana in città
Per popolare e far crescere Odessa De Ribas ando' a cercare dei cittadini, ma non delle persone comuni, dei cittadini istruiti come ingegneri, architetti, maestri, di uomini che potessero far crescere il porto, maestri d'ascia e li ando' a cercare proprio nel luogo che conosceva meglio: l'Italia. La florida comunità italiana di Odessa ne influenzò profondamente non solo l’architettura, l'economia ma anche la gastronomia e la cultura fino al punto che alla fine del XIX secolo la città adottò l’italiano come seconda lingua ufficiale.
Non a caso la più famosa canzone napoletana di tutti i tempi, “O’ sole mio”, venne scritta a Odessa nel 1898 da Eduardo di Capua e rappresenta un legame profondo fra la capitale partenopea e la perla del Mar Nero.
L'evoluzione della città ottocentesca
Alla morte di de Ribas, Armand Emmanuel Sophie Septimanie Vignerot du Plessis (1766-1822), Duca di Richelieu (al quale è dedicata una statua in bronzo nella città) proseguì l’opera del suo predecessore, ampliando l’importanza della città sotto ogni punto di vista e si rivolse ancora ad architetti italiani del calibro di Boffo, Torricelli e Scuderi.
La scalinata Pot’omkin
Fra le loro opere che abbellirono Odessa tanto da diventare iconiche, si ricorda la celebre Scalinata Pot’omkin progettata, in particolare da Francesco Boffo e dall’architetto russo Avraam Mel’nikov. Grazie alle abili tecniche di prospettiva, la Scalinata presenta delle peculiarità interessanti e apprezzate da tutti i visitatori del mondo. Vista dal basso, infatti, l’occhio del turista distingue chiaramente tutti i gradini; al contrario, vista dall’alto è visibile solo la parte piana.La scalinata divenne famosa nel mondo perché fu lo scenario della strage compiuta dall'esercito zarista come rappresentato nello storico film “La Corazzata Potëmkin”, di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn.
Odessa è un luogo ricco di storia e di meraviglie ma tutto il mondo resta col fiato sospeso per la distruzione e la morte che incombono sulla città.