il nostro reportage da Przemysl, uno dei centri di accoglienza e smistamento da cui sono già passati centinaia di profughi
Arrivano con bagagli leggeri ma con un pesante fardello. Poggiare i piedi sul suolo polacco significa essere finalmente in sicurezza, ma anche lasciarsi un mondo alle spalle.
A Przemyśl, uno dei principali centri d'arrivo lungo il confine polacco, autobus stipati di rifugiati ucraini formano file di centinaia di metri. Portano soprattutto donne e bambini: gli uomini sono rimasti a combattere.
"Voglio andare a casa" dice Liuba, una donna proveniente dalla capitale, che non riesce a trattenere le lacrime. Voglio tornare a Kiev, nel mio appartamento. Non voglio andare da nessun'altra parte. Guarda cosa ci stanno facendo. Potrebbe succedere a chiunque. A chiunque".
Arrivano qui da tutta l'Ucraina compiendo viaggi estenuanti. Alina è una dentista di Zaporizhzha. Soltanto una volta arrivata ha saputo che la centrale nucleare vicino alla sua città era stata bombardata.
"Ho perso la mi a casa, ho perso la mia vita, avevo un lavoro lì" ci racconta. "E ora sono dovuta scappare dal mio paese perché c'è questo pazzo, che non so neppure cosa voglia".
I rifugiati aspettano al freddo. Per molti questa è solo una tappa intermedia verso destinazioni ancora ignote.
"Personalmente non riesco ancora a crederci" dice Veronika, una ragazza di appena 20 anni. " Fa paura pensare che una cosa del genere possa accadere nel 21° secolo. Io credo nei nostri ragazzi, quelli che si offrono volontari per difenderci, quelli che vanno volontariamente a combattere. Penso che vinceremo perché la Russia combatte con l'esercito, noi combattiamo con la gente".
Molti restano a Przemyśl appena il tempo di salire su un altro autobus. Per tutti gli altri, le autorità cittadine hanno trasformato un vecchio supermercato in centro di accoglienza.
Settecentomila profughi hanno già attraversato il confine con la Polonia solo nei primi dieci giorni di questa guerra. Le autorità polacche stanno cercando di adattarsi velocemente, aprendo in fretta e furia centri d'accoglienza o hub di transito.
E intanto l'Alto commissariato Onu per i rifugiati avverte che un'escalation del conflitto potrebbe portare il numero dei profughi a quattro milioni.