Lukoil contro la guerra. E' il primo colosso petrolifero russo a schierarsi contro l'invasione

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Di Debora Gandini
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Lukoil si schiera contro la guerra. Il gigante petrolifero russo chiede la fine immediata dei combattimenti. Azioni in caduta libera. Un altro duro colpo per Putin

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Mentre la Russia rischia il default per le sanzioni internazionali, Lukoil, il secondo gruppo petrolifero russo, ha chiesto la fine anticipata della guerra in Ucraina. In una nota in cui esprime grande preoccupazione per i tragici eventi in corso, il colosso ha espresso il pieno sostegno a una risoluzione del conflitto attraverso un processo di negoziazione e con le armi della diplomazia.

Lukoil ha quindi espresso profonda solidarietà per tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia, assicurando "di fare tutto il possibile per continuare ad operare in modo stabile in tutti i Paesi e regioni" del mondo.

Le azioni del colosso presso la Borsa di Londra avevano perso oltre il 99% del loro valore da inizio anno, con i cali maggiori che si sono concentrati negli scorsi giorni. Il gigante, insieme a gruppi come Gazprom, Sberbank e Rosneft, il cui valore negli ultimi giorni si è quasi azzerato, rientra nelle società russe colpite dalle sanzioni provocate dal conflitto in corso.

Un duro colpo per l’economia russa e un forte segnale al Presidente Vladimir Putin. L’amministratore delegato della società, Vagit Alekperov, che è sempre stato molto vicino al Cremlino, ha visto andare in fumo circa 7 miliardi di dollari del suo patrimoni negli ultimi 10 giorni mentre la Borsa di Mosca continua a restare chiusa.

Intanto la nota di Lukoil arriva nelle stesse ore in cui si sono interrotti i flussi di gas russo attraverso il gasdotto Yamal-Europa verso la Germania attraverso la Polonia. A riportarlo sono diversi media internazionali citando i dati dell’operatore del gasdotto, la società tedesca Gascade.

Lukoil è la prima grande compagnia nazionale a opporsi all'invasione russa. Ora la crisi potrebbe farsi ancora più grave qualora le misure adottate dall’Occidente dovessero prendere di mira anche il settore energetico.  

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