Iran: "L'accordo sul nucleare? Si può fare in poche ore, adesso tocca all'Occidente"

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Di Babak KamiarEuronews
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Sul nucleare Teheran apre a un accordo veloce. Lo ribadisce il ministro degli Esteri iraniano, Abdollahian, che fa il punto su rapporti e equilibri geopolitici nell'intervista a Euronews

I colloqui a Vienna, il futuro dell'accordo sul nucleare (JCPOA, Joint Comprehensive Plan of Action)e la necessità di un possibile dialogo diretto tra Teheran e Washington sono al centro dell'intervista, realizzata da Euronews a Monaco, con il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian.

In primo piano anche i legami di Teheran con i suoi vicini, soprattutto talebani e Arabia Saudita, e il ruolo dell'Unione europea nella nuova politica estera dell'Iran, compresa la possibilità di aprire un ufficio dell'Unione a Teheran.

_- Ministro, benvenuto a The Global Conversation su Euronews. Questa è la sua prima intervista in farsi, con un media straniero, e siamo felici di averla con noi.
_

Può spiegarci in modo chiaro cosa intende quando parla di ''serietà dell'Iran'' in riferimento ai negoziati? Le cosiddette "iniziative dell'Iran" durante i colloqui di Vienna possono avere un impatto concreto sulla vita quotidiana delle persone? Mi riferisco alla qualità della vita dei cittadini. La gente potrà presto beneficiare di un tale risultato?

"Nel nome di Dio, il compassionevole e misericordioso. Con il governo del dottor Ebrahim Raisi, fin dall'inizio, il nostro approccio nei confronti dei colloqui di Vienna - che per noi hanno come finalità quella di eliminare le sanzioni - è stato definito da questo obiettivo: o non iniziamo neppure a negoziare o, se lo facciamo, dobbiamo assicurarci che ci sia una relativa armonia tra il modo in cui stiamo dialogando a Vienna e l'approccio realistico dell'esecutivo del dottor Raisi.

Non siamo venuti a Vienna per partecipare ai negoziati tanto per farlo, ma per raggiungere un buon accordo. Credo che non siamo mai stati così vicini a un tale accordo come in questo momento
Hossein Amir Abdollahian
Ministro degli Esteri iraniano

- È fantastico che siate così vicini ad un accordo. Ma cerchiamo di essere ancora più chiari. Quando la gente potrà finalmente vedere i risultati di questo accordo? Stiamo parlando troppo di politica, ma c'è qualcos'altro in cui penso che lei creda: l'Iran isolato ha molti vincitori ma un solo grande perdente. Mi riferisco alla gente comune e alle classi inferiori del Paese. Ora, secondo le diverse fonti diplomatiche, sembra che un accordo sia previsto entro pochi giorni o settimane. Mi corregga se sbaglio.

"In primo luogo, voglio correggere le sue parole. Non crediamo che l'Iran sia un paese isolato. Le sanzioni unilaterali e illegali degli Stati Uniti ci hanno causato dei problemi. Dal 2015, l'inazione - specialmente da parte di tre Paesi europei, Regno Unito, Francia e Germania - ha causato alcuni problemi all'Iran, ma nonostante tutti gli sforzi, anche durante l'amministrazione Trump con la sua campagna di "massima pressione" contro la Repubblica Islamica dell'Iran, l'isolamento del nostro Paese non ha avuto successo.

"Lei mi ha chiesto se ci sarà un impatto concreto nella vita delle persone. Senta, ci stiamo avvicinando all'accordo e ci sono alcune questioni in sospeso che rappresentano le nostre linee rosse. Finora, abbiamo intrapreso molte iniziative e abbiamo mostrato la flessibilità richiesta al tavolo dei negoziati di Vienna. Se oggi diciamo che siamo più vicini che mai all'accordo, è perché abbiamo informato gli americani tramite degli intermediari e i 3 Paesi europei - Regno Unito, Francia e Germania - sono stati messi al corrente delle nostre intenzioni direttamente dai miei colleghi a Vienna o da me tramite conversazione telefonica o durante le riunioni con i ministri degli Esteri.

Stiamo dicendo a tutti loro molto chiaramente che adesso è il loro turno. È arrivato il momento di vedere iniziative e flessibilità da parte occidentale. Crediamo che se l'Occidente vede cosa sta succedendo a Vienna in modo più realistico, in meno di poche ore possiamo finalizzare l'accordo
Hossein Amir Abdollahian
Ministro degli Esteri iraniano

"Quindi - aggiunge Abdollahian - fissare una tempistica esatta per l'accordo dipende adesso dalla parte occidentale, sulla base del loro realismo e delle iniziative che vorranno mettere in campo. Resteremo al tavolo delle trattative con serietà, nonostante il fatto che l'Occidente, più volte, durante le trattative e i passaggi più difficili, abbia sollevato la possibilità di abbandonare tavolo e negoziati.

"In un colloquio, che ho avuto con Josep Borrell, a margine della conferenza di Monaco, gli ho detto che i miei colleghi resteranno a Vienna con serietà, motivazione e con l’obiettivo di raggiungere un accordo che deve essere al tempo stesso urgente e positivo. Tuttavia, se l'altra parte non mostra la necessaria flessibilità e capacità, senza alcun dubbio saranno loro i responsabili, se il negoziato fallisce".

- Per evitare quello che è successo con Donald Trump - quando l’Iran cercava delle garanzie e, a un certo punto, oltre alle garanzie anche degli impegni politici - non pensa che se le imprese americane vengono in Iran, possa esserci una garanzia più forte?

"Penso che uno dei problemi che abbiamo avuto con l’Accordo sul nucleare riguardasse proprio il ruolo delle aziende americane e il ruolo del dollaro in circolazione nel sistema bancario. Gli americani, anche durante l’Accordo del 2015, hanno imposto dei vincoli a questo proposito. Per questo motivo, quando abbiamo ricevuto in maniera sistematica i messaggi di buona volontà del presidente Biden e quando abbiamo confrontato questi messaggi con il comportamento di Biden e dell'amministrazione statunitense, ci siamo resi conto di un paradosso. Da un lato, inviano messaggi che mostrano la loro buona volontà e dall'altro, allo stesso tempo, persino lo stesso giorno, impongono nuove sanzioni contro alcuni dei nostri funzionari. Quindi, ciò che conta per noi è il comportamento degli americani. Noi giudicheremo in base al loro comportamento".

- Avere un rapporto coerente con l'Unione europea, soprattutto in campo finanziario e commerciale, è ancora una priorità nella politica estera iraniana o non è così importante come in passato?

"La filosofia che sta alla base del nuovo governo iraniano, noto per essere un governo popolare ed evolutivo, si fonda su una politica estera di equilibrio, su una diplomazia dinamica e sulla cooperazione e interazione intelligente. Nel quadro di questa filosofia, teniamo d'occhio tutte le regioni del mondo, compreso il continente europeo. Siamo interessati a sviluppare le nostre relazioni con tutti i Paesi europei. Si tratta di una delle cose che il nuovo governo vuole continuare a perseguire e a prendere sul serio"

Abbiamo detto chiaramente alle nostre controparti francesi, britanniche e tedesche che - nonostante l'importanza dei nostri legami con loro - non riduciamo l'Europa solo a questi tre Paesi. Per questo motivo, abbiamo un piano indipendente per sviluppare e migliorare le nostre relazioni con ogni singolo Paese europeo
Hossein Amir Abdollahian
Ministro degli Esteri iraniano

- È contrario all'idea di aprire un ufficio dell’Unione europea a Teheran? Ne ha mai parlato con Josep Borrell?

"Questo argomento è stato sollevato più volte. Recentemente anche dal ministro degli Esteri finlandese, durante la sua visita in Iran. Quando guardo ai precedenti e a quello che è successo, mi rendo conto che ogni volta che siamo stati vicini all'apertura di un ufficio dell'Unione europea in Iran, una brutta e provocatoria crisi contro la Repubblica islamica dell’Iran si è sviluppata in seno all’Europa. Quindi, abbiamo capito che, nonostante la buona volontà di aprire l'ufficio dell'Ue, esiste un impasse negativo all'interno dell'Europa, proprio mentre si chiede che tale apertura avvenga. Pertanto, questo non può aiutare a migliorare la situazione: penso che l'idea sia ancora sul tavolo e deve essere valutata".

- Nei suoi colloqui a Monaco, lei ha menzionato di nuovo la possibilità di effettuare uno scambio di prigionieri. Vorrei sapere se è stato raggiunto un accordo, se questo accordo riguarda solo i prigionieri americani o include anche gli europei, soprattutto quelli con doppia cittadinanza, che sono in carcere in questo momento in Iran?

"Beh, c'è un numero molto limitato di iraniani con doppia cittadinanza che purtroppo si sono resi responsabili di spionaggio. Hanno ammesso la loro attività, che ha provocato grandi disastri. Per esempio, uno di questi iraniani con doppia nazionalità lavorava per il Mossad, i servizi segreti del regime sionista. Per le rivelazioni di questa spia, alcuni scienziati iraniani sono stati uccisi con degli atti di terrorismo. È evidente che il sistema giudiziario non possa ignorare tutto questo e andare avanti come se niente fosse. Tuttavia, l'anno scorso abbiamo raggiunto un accordo per scambiare un certo numero di prigionieri, compresi alcuni americani, dei britannici e altri cittadini. Abbiamo concordato il numero e la data, ma purtroppo all'ultimo minuto, gli americani hanno deciso di sospendere l'accordo. Abbiamo annunciato che siamo pronti, sia al di fuori dei colloqui di Vienna che a margine degli stessi, a scambiare i prigionieri quando l'altra parte sarà pronta. Consideriamo questo problema al 100% una questione umanitaria. Non vediamo alcuna necessità di fare un collegamento tra questo dossier umanitario e i colloqui di Vienna".

Euronews
Intervista con il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir AbdollahianEuronews

- Il campione di scacchi iraniano Alireza Firouzja, numero 2 al mondo, è stato recentemente fotografato con il primo ministro francese Jean Castex. Al di là della sua libertà di operare quella scelta, volevo sapere come è considerata la fuga di cervelli dal nuovo governo e dalla diplomazia da lei guidata. Dal vostro punto di vista non sarebbe stato meglio se quella foto fosse stata scattata in Iran, dove il campione è nato?

"Seguiamo tutti i metodi e tutte le politiche perché l'élite iraniana è costituita da persone note per le loro capacità. Di sicuro non vogliamo privare il mondo dei servizi, che sono garantiti da alcuni personaggi iraniani di spicco. Ma vogliamo certo incoraggiare le élite a mettere a frutto le loro doti nel loro Paese e fornire le condizioni necessarie in Iran affinché possano operare nel miglior modo possibile. In maniera che la nostra gente possa trarre giovamento dai loro risultati, dalle loro conoscenze e capacità in vari campi. È una delle nostre preoccupazioni più serie.

"Recentemente nel sito web del Ministero degli Affari esteri abbiamo aggiunto una sezione per affrontare il fenomeno dell'iranofobia. Sapete, se si fa il confronto tra le centinaia di migliaia di iraniani che viaggiano in Iran dall'estero e il numero di quelli che affrontano alcuni problemi e che sono meno del numero di dita di entrambe le mani, ecco, comparato a quel volume di iraniani che viaggiano tranquilli, questo piccolo numero non è significativo. Ma l'impero dei media occidentali ha esagerato la portata di questi pochi casi tanto che alcuni iraniani adesso temono di rientrare in Iran perché pensano di non poter poi ripartire".

- Recentemente lei ha fatto una promessa. Ha detto che gli iraniani possono tornare in Iran e viaggiare in pace e senza problemi. Sta mantenendo la sua promessa? Ci sono state segnalazioni di interrogatori di alcuni di loro all'aeroporto Imam. Non so se sia stato intenzionale o accidentale.

"Sul sito web del Ministero degli Affari Esteri, nella sezione dei servizi consolari, nella piattaforma MIKHAK , abbiamo aggiunto una sezione intitolata " Domande di viaggio". Tutti gli iraniani possono condividere in quella sezione informazioni molto limitate su se stessi e chiedere a noi del Ministero degli Esteri se possono viaggiare senza problemi".

- Quindi, se a qualcuno viene detto, tramite questo sito web, che può viaggiare in Iran, quella persona può venire ad occhi chiusi. Lei garantisce?

"Risponderemo alle domande sul sito entro un massimo di 10 giorni, in pieno coordinamento con il settore giudiziario e della sicurezza. Voglio farvi un esempio, in relazione a quanto mi chiedete. A una persona è stata confermata la possibilità di viaggiare. Abbiamo risposto sul sito che il Ministero e il Ministro degli Affari Esteri garantivano per quel cittadino un viaggio senza intoppi. Il mese scorso questa persona ha informato il nostro Consolato Generale di aver avuto dei problemi con il passaporto presso lo scalo aeroportuale. Io personalmente e il mio vice nel dipartimento consolare abbiamo chiamato quel cittadino iraniano e gli abbiamo chiesto quale fosse il suo problema . Abbiamo capito che si trattava di una questione molto semplice. Gli abbiamo chiesto perciò di andare il giorno dopo a richiedere il suo passaporto, assicurandogli che il documento sarebbe stato rinnovato senza alcun problema".

- Bene. Parliamo dei vicini dell'Iran. Il primo punto è la relazione tra l'Iran e italebani. Non è chiaro se l'Iran abbia riconosciuto il governo talebano o se stia aspettando di seguire la comunità internazionale. C'è poi il rapporto con l'Arabia Saudita, la quale sostiene che i colloqui non siano stati fruttuosi e non abbiano avuto un impatto significativo. Queste sono due questioni importanti ai confini dell'Iran. Mi permetta di fare l'ultima domanda in modo che lei possa rispondere a tutte e tre le questioni. Il presidente turco Erdogan ha firmato 13 accordi commerciali durante una recente visita negli Emirati Arabi Uniti. Ora l'Iraq sta lavorando per trovare un'alternativa al gas iraniano. Sta negoziando con Qatar e altri Paesi. Nel quadro della sua politica dei "Paesi vicini come priorità" cosa dice di questi tre scenari?

KARIM JAAFAR/AFP or licensors
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi partecipa alla sessione finale del Forum dei Paesi esportatori di gas (GECF) nella capitale del Qatar Doha il 22 febbraio 2022KARIM JAAFAR/AFP or licensors

"Lasciatemi rispondere molto brevemente. Nel caso dell'Afghanistan, siamo in contatto con i funzionari dell'organo di governo provvisorio dell'Afghanistan e, per inciso, circa due mesi fa, il ministro degli Esteri dell'organo di governo provvisorio afghano ha visitato Teheran. Nei colloqui, abbiamo detto loro esplicitamente che, per noi, il criterio per riconoscere la nuova situazione in Afghanistan è quello di formare un governo inclusivo con la partecipazione di tutti i gruppi etnici.

Questo perché naturalmente abbiamo un confine comune di 900 km.

"Ogni giorno, più di 5.000 bambini, donne e uomini afghani sfollati arrivano ai nostri confini, e il numero è cresciuto in maniera orribile. La statistica dei rifugiati afghani che entrano in Iran è enorme e, a causa dei problemi di sicurezza alle nostre frontiere, siamo in contatto con l'organo di governo provvisorio afghano. La nostra ambasciata è attiva lì.

Sulla riorganizzazione in Afghanistan e sul riconoscimento della nuova compagine al potere, abbiamo detto molto chiaramente ai talebani che dipende dalla formazione di un governo inclusivo
Hossein Amir Abdollahian
Ministro degli Esteri iraniano

"Nel caso dell'Arabia Saudita, accogliamo con favore la normalizzazione delle relazioni tra i nostri Paesi. Il mese scorso, tre dei nostri diplomatici sono stati a Gedda per l'Organizzazione della Conferenza Islamica. A mio parere, questa mossa, che è stata raggiunta come risultato dell'accordo siglato nei quattro round dei nostri precedenti colloqui con l'Arabia Saudita a Baghdad, dimostra che è stato fatto un passo avanti.

"Per il ruolo dell'Iraq, vorrei sottolineare che ogni Paese ha il suo posto a seconda delle sue capacità. Nessun Paese può sostituire la Repubblica Islamica dell'Iran. Ogni Paese ha competenze nella misura che gli è propria e usa queste competenze secondo quella misura. Pensare che l'Iraq stia prendendo il posto del mercato iraniano non è una valutazione corretta, secondo me. Naturalmente, la revoca delle sanzioni potrebbe portare l'Iran a riconquistare il suo posto normale in campo economico e commerciale.

"Le grandi capacità e il morale del caro popolo iraniano hanno permesso di resistere alle dure sanzioni degli ultimi 43 anni. Ma noi, a Vienna, stiamo cercando di superare questa fase di sanzioni unilaterali e illegali degli Stati Uniti. Tutte le parti devono ritornare ai loro impegni. Spero che, nella nuova fase, saremo in grado di vedere una cooperazione bilaterale più ampia e più efficace con i singoli Paesi, a livello regionale e internazionale. Siamo molto ottimisti per il futuro".

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