Due anni fa il covid scoppiava in Italia, ecco una storia breve

In attesa della normalità
In attesa della normalità Diritti d'autore Charles Rex Arbogast/Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved
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Di Cecilia Cacciotto
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Due anni fa il covid scoppiava in Italia, ecco una storia breve. Quanto manca per il ritorno alla normalità? E per la revoca totale delle misure sanitarie e d'emergenza?

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Esattamente due anni fa per l'Italia iniziava l'incubo Covid: veniva infatti registrato colui che passò come il paziente zero, un 38enne di Codogno e sempre due anni fa oggi moriva il primo paziente di Covid a Vo' Euganeo, Adriano Trevisan,

Quello che è seguito è storia recente che fa ancora male. Eppure sembra un'eternità, non solo abbiamo un vaccino contro l'infezione, ma lo stesso approccio alla malattia è cambiato, come spiega Elisabetta Teti nel video qui sopra.

L'infettivologa illustra il passaggio da un'era a un'altra: all'inizio non si sapeva e non si poteva dir niente ai malati, la vigile attesa era l'unica cosa che poteva essere veramente consigliata , adesso si sa come Sars- Cov-2 funziona e come si può intervenire. Ci sono anche i primi farmaci le prime terapie specifiche.

Sono stati due anni di montagne russe, l'estate del 2020 è stata una stagione di liberazione, complice anche i vari luminari che dicevano "il virus è clinicamente morto". E tutti a credere quel che si doveva credere senza fare l'esegesi di queste dichiarazioni che ci fu dato capire solo qualche mese dopo, non c'erano più ricoveri, in ospedale il virus non faceva più notizia, ma circolava ancora. E così dopo oltre 3 mesi di stretto lockdown avevamo creduto di essercene liberati, per poi ripiombare nell'incubo nell'autunno di quell'anno.

Tutto chiuse di nuovo, la vita normale, come quella lavorativa per la grande maggioranza tornò dentro le pareti domestiche, mentre i ricercatori lavoravano al vaccino.

Il Vaccin day, il 27 dicembre data storica

E il vaccino arrivò e con lui il vaccin day, il 27 dicembre che tagliò i nastri della più pazza corsa del mondo. L'obiettivo dichiarato, il ritorno alla normalità, ma la protesta dei no vax ha allungato ombre sinistre sui vaccini.

Oggi, i dati ci dicono che la curva è stabilmente in discesa, con un tasso di positività che resta intorno all'11%, i positivi sono oltre 42 mila, calano i ricoveri anche quelli in terapia intensiva. Le vittime di questo 21 febbraio sono 141.

Reggerà questa nuova normalità? Il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta ( che potete ascoltare nel video qui sopra) spera che il sistema sia pronto per il prossimo autunno - il periodo critico per il Covid - "C'è una variante che non possiamo controllare, sottolinea, ed è l'arrivo di nuove varianti".

Intanto i gesti barriera sono entrati a far parte del nostro quotidiano, gel antibatterico e mascherine fanno parte del nuovo paniere di consumo e gli italiani non intendono farne a meno. Almeno nel futuro più prossimo.

Lo stato d'emergenza non dovrebbe essere prorogato oltre il 31 marzo, mentre vengono revocate le norme restrittive più severe per incoraggiare il turismo ( come quelle sulla quarantena per chi arriva dal'estero e sui tamponi)

I numeri restano alti, attenzione a togliere le mascherine

Le curve dell'epidemia di Covid-19 in Italia scendono, ma i numeri della quarta ondata sono molto alti e serve prudenza prima di prendere decisioni sugli spazi chiusi,come togliere la mascherina e aumentare la capienza. Lo rileva il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook 'Coronavirus-Dati e analisi scientifiche'. L'esperto osserva inoltre che, se la primavera e l'estate preoccupano meno grazie alle temperature miti, ci si comincia a chiedere che cosa potrebbe significare arrivare all'autunno con alcune decine di migliaia di casi. Rileva poi che, dall'inizio della pandemia, per la prima volta si osserva un maggior numero di casi nelle regioni del Sud.

"Il dato settimanale ci dice che i casi positivi hanno registrato un calo del 19%, i ricoveri nei reparti ordinari sono scesi del 18% e quelli nelle terapie intensive del 22%, i decessi sono stati il 12% in meno", rileva Sestili. A questi dati si aggiunge il fatto che "tutte le regioni hanno visto una discesa nell'ultima settimana, con decrementi più significativi nel Nord, soprattutto in Valle d'Aosta, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.È ancora più interessante il fatto che le regioni del Nord siano anche quelle con l'incidenza più bassa. Per la prima volta in questi due anni di Covid-19 - rileva - vediamo la mappa dell'epidemia rovesciarsi perché in questo momento il virus sta circolando più al Sud che al Nord".

La quarta dose con Novovax?

Il commissario straordinario per l'emergenza, Francesco Figiuolo, ha annunciato poi l'arrivo entro la settimana di 1 milione di dosi del vaccino Novavax e per il momento il ministro alla Salute, Roberto Speranza, consiglia la 4 dose agli immunodepressi già dal 1 marzo (a 120 giorni dalla precedente), il richiamo per tutti sarà valutato dopo l'estate.

L'utilizzo di Novavax era stato approvato dall'Agenzia europea del farmaco (Ema) lo scorso dicembre. Secondo gli studi clinici condotti sul vaccino Novavax, che non è a Rna messaggero, una doppia dose è in grado di fornire una protezione del 90% contro il Covid.

Novavax si potrà prenotare nel Lazio già da giovedì 24 febbraio sia per la prima che per la seconda dose, prevista a distanza di tre settimane.

"Noi oggi abbiamo, con ciclo completo, l'89% dei cittadini italiani, quindi oltre 48 milioni. Se pensiamo a prima dose e guariti, siamo quasi al 94%, quindi quasi 51 milioni. Dobbiamo continuare a vaccinare sperando che ci siano ancora persone esitanti che abbiano compreso, finalmente, l'importanza del vaccino", ha detto il commissario straordinario che ha poi ribadito il suo appello alla vaccinazione per i bambini dai 5 agli 11 anni.

"Medici e infermieri stanno verificando problemi di trombosi in bambini non vaccinati in fase acuta di Covid. Direi che bisogna riflettere sul rischio beneficio e al momento il beneficio va verso la vaccinazione", ha detto. "Non sono un medico quindi dico alle famiglie, rivolgetevi ai vostri pediatri".

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