Intervista a Euronews del ministero degli Esteri Peter Szijjártó: "Per paesi come il nostro, lo scontro sarebbe un disastro. Cautela sulle sanzioni, sostanzialmente inutili"
Mentre la Russia continua ad ammassare truppe al confine con l'Ucraina, i paesi dell'Europa orientale appaiono sempre più preoccupati. Tra questi c'è anche l'Ungheria, dove in questi giorni riaffiorano ricordi legati agli anni della guerra fredda, particolarmente vividi in un paese che fino al 1989 ha fatto parte dell'Unione sovietica.
A sottolinearlo, in un'intervista negli studi di Euronews, è il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, convinto - al pari del premier Viktor Orban, che di ritorno da Mosca si è detto certo che l'invasione non avverrà - che gli sforzi dell'Unione europea dovrebbero essere soprattutto di natura diplomatica.
"Dobbiamo fare del nostro meglio per evitare lo scenario peggiore" spiega il ministro. "Dobbiamo investire nella diplomazia. Dobbiamo investire nel dialogo. Ecco perché chiediamo alla Federazione Russa e ai nostri alleati occidentali, i paesi più forti nello scacchiere internazionale, di non abbandonare la speranza di una soluzione pacifica. Per noi, paesi piuttosto piccoli dell'Europa centrale, il consumarsi di azioni di forza potrebbe essere estremamente pericoloso. Quindi vogliamo evitare con ogni mezzo lo scenario peggiore.
Cautela sule sanzioni
Per questo, l'Ungheria ha ribadito che non intende accettare sul suo territorio lo stesso massiccio movimento di truppe nato già visto in questi giorni in paesi come Polonia, Romania, ed Estonia
"No, non abbiamo acconsentito a questo, e non lo faremo - prosegue Szijjártó - perché abbiamo già delle truppe della NATO sul territorio del nostro paese, ovvero l'esercito ungherese e le forze armate ungheresi, che sono in forma adeguata a garantire la sicurezza del paese. Non abbiamo bisogno di ulteriori truppe sul territorio dell'Ungheria".
Szijjártó si dice assai scettico anche riguardo alle sanzioni aggiuntive ipotizzate negli ultimi giorni: uno strumento la cui utilità, secondo il ministro ungherese, sarebbe sconfessata dai fatti.
"Le sanzioni - spiega Szijjártó - possono o devono esserci solo qualora succeda qualcosa. Ma in ogni caso, ormai è ovvio che queste sanzioni non funzionano. Finora non abbiamo voluto rompere l'unità europea, per questo non abbiamo mai posto veti. Ci siamo sempre allineati con queste decisioni. Ma se guardate le sanzioni stesse, sono un fallimento. Non funzionano".
"Se si guarda al volume di quegli scambi - continua Szijjártó - allora è chiaro quanto il commercio tra la Francia e la Federazione Russa o tra la Germania e la Federazione Russa sia aumentato da quando le sanzioni sono in vigore. Quindi la mia posizione è che se parliamo di ulteriori sanzioni, è assolutamente necessario vedere un'analisi onesta degli impatti delle sanzioni che sono state applicate.