Rifugiato congolese picchiato a morte a Rio. Il Brasile si ribella

Un momento delle manifestazioni a Rio de Janeiro, per denunciare la morte del rifugiato congolese Moïse Kabagambe. Mobilitazioni anche a San Paolo, Brasilia e in altre città
Un momento delle manifestazioni a Rio de Janeiro, per denunciare la morte del rifugiato congolese Moïse Kabagambe. Mobilitazioni anche a San Paolo, Brasilia e in altre città Diritti d'autore CARL DE SOUZA/AFP or licensors
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Indignazione in Brasile per il pestaggio a morte di un rifugiato congolese. Manifestazioni in diverse città. Sostegno anche del cantautore Caetano Veloso: "Ucciso dalla stessa violenza da cui fuggiva"

Manifestazioni anche a San Paolo, Brasilia e in altre città

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"Uno straniero, ma un fratello, che ha pagato il colore della sua pelle". Si mobilita e scende in piazza il Brasile, sull'onda dell'indignazione provocata dalla morte di Moïse Kabagambe: giovane rifugiato congolese, picchiato a morte il 24 gennaio a Rio de Janeiro. Mobilitazioni si sono svolte in contemporanea anche a San Paolo, a Belo Horizone e in altre città. Nella capitale Brasilia i manifestanti si sono riuniti davanti al Ministero degli esteri con degli striscioni che recitavano: "Sangue nero, non una goccia di più".

Caetano Veloso: "Fuggiva dalla violenza del suo Paese e ha trovato la violenza in Brasile"

Il movimento di protesta è cresciuto nel tempo grazie anche al sostegno di numerose personalità pubbliche. Tra loro il celebre cantautore Caetano Veloso, che ha sposato le rivendicazioni dei manifestanti e parlato di grande tristezza, nel constatare "la violenza incontrata in Brasile, da un rifugiato che fuggiva dalla violenza".

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"Sangue nero, non una goccia di più" è lo slogan abbracciato dai manifestanti che si sono riuniti a Brasilia davanti al Ministero degli esteriEVARISTO SA/AFP or licensors

Voci dalla piazza: "Tristi ma orgogliosi. Manifestare è un atto rivoluzionario"

"È con grande tristezza che ci ritroviamo qui - dice una manifestante -. Allo stesso tempo sono però molto contenta, perché è un atto rivoluzionario. È bello vedere che così tanta gente si batte per le vite dei propri fratelli. Non solo per Moise, ma per tanti altri che sono stati uccisi solo a causa del colore della loro pelle".

NELSON ALMEIDA/AFP or licensors
Un momento della manifestazione che si è svolta a San Paolo, per denunciare il pestaggio a morte del rifugiato congolese Moïse KabagambeNELSON ALMEIDA/AFP or licensors

La famiglia di Moïse: "Ucciso perché reclamava uno stipendio arretrato"

Ucciso ad appena 24 anni, Moïse Kabagambe era arrivato in Brasile nel 2011 per fuggire le violenze nella Repubblica Democratica del Congo. Le immagini di videosorveglianza del chiosco in cui lavorava mostrano il giovane Moise picchiato con dei bastoni da più uomini, anche quando era ormai inerme al suolo. A scatenare la rissa, secondo i suo familiari, il reclamo di uno stipendio arretrato.

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