Ucraina, a Kiev anche le moschee diventano rifugi contro i bombardamenti

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Le autorità hanno disposto l'approntamento dei vecchi rifugi antiatomici usati durante la guerra fredda: sono circa 500, e si trovano spesso nei sotterranei di fabbricati civili

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Anche le moschee a Kiev si preparano a diventare bunker anti-aerei. Decine di edifici, per ordine del governo, sono stati approntati per resistere a possibili bombardamenti.

Molti risalgono ai tempi della guerra fredda, anche se stavolta è un'invasione russa che si teme: tra questi c'è anche una moschea, che negli anni di massima tensione tra Washington e Mosca era usata come rifugio antiatomico.

"Abbiamo comprato questo edificio anni fa - spiega l'Imam Sajid Ismailov - e lo abbiamo trasformato in un centro culturale islamico. Solo nel dicembre dell'anno scorso, quando è stata pubblicata una mappa dei rifugi di Kiev, abbiamo capito che questo nostro seminterrato è un rifugio antiatomico".

Le pareti del fabbricato sono fatte di cemento armato per resistere alle bombe e all'interno ci sono ancora i magazzini in cui stipare cibo, acqua e medicine, oltre a un condotto di ventilazione speciale.

Secondo i protocolli di sicurezza delle autorità ucraine, gli spazi sotterranei che, come questa palestra, sono designati come rifugi antiaerei devono essere pronti in meno di un'ora in caso di attacco.

Questo rifugio è uno dei circa 500 presenti a Kiev. Questi rifugi della guerra fredda sono ora al centro dell'attenzione delle autorità ucraine per proteggere la popolazione, se gli oltre 100.000 soldati russi ammassati al confine dovessero iniziare un'offensiva.

Mykola Tymchenko/day.kyiv.ua
Ucraina, 4 febbraio 2022: soldati della Guardia Nazionale in un'esercitazione tattica nella città abbandonata di Pripyat, vicino alla centrale nucleare di ChernobylMykola Tymchenko/day.kyiv.ua

"Il rifugio - continua l'imam - sarà aperto a tutti i cittadini che dovessero averne bisogno e non solo ai musulmani".

Intanto nel paese la tensione continua a crescere, dopo le indiscrezioni dei media statunitensi, già confermate dal Pentagono, secondo cui Mosca potrebbe usare un filmato apparentemente girato nel Donbas come casus belli per l'invasione: i video mostrerebbero atrocità commesse contro i civili nelle aree che dal 2014 sono sotto il controllo dei gruppi separatisti filorussi

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