Violenze e torture ai migranti. Italia-Libia: un memorandum da dimenticare?

Una protesta organizzata dai migranti davanti all'ufficio dell'Agenzia ONU per i rifugiati a Tripoli, il 9 ottobre. Chiedevano di essere rimpatriati e di lasciare la Libia
Una protesta organizzata dai migranti davanti all'ufficio dell'Agenzia ONU per i rifugiati a Tripoli, il 9 ottobre. Chiedevano di essere rimpatriati e di lasciare la Libia Diritti d'autore MAHMUD TURKIA/AFP or licensors
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Di Euronews
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A 5 anni dal memorandum Italia-Libia per il contrasto all'immigrazione illegale, amaro bilancio di Oxfam e altre ONG. Protesta di Amnesty International, MSF e Emergency: "Accordo da cancellare. Roma complice di violenze, torture e uccisioni di persone detenute illegalmente"

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Cinque anni di violenze, torture e uccisioni ai danni di profughi e richiedenti asilo. Amaro, secondo Amnesty International, Emergency e Medici Senza Frontiere, il bilancio del Memorandum Italia-Libia sul contrasto all'immigrazione illegale. Amnesty International parla di veri e propri rastrellamenti a tappeto, condotti dalle autorità in Libia tra i richiedenti asilo. Molti di loro, denuncia l'ONG, subiscono maltrattamenti e torture. Ancora di recente, nel centro di detenzione di Al Malabani, sei sarebbero state addirittura uccise e una ventina rimaste ferite da colpi d'arma da fuoco. Non violenze episodiche ma un modus operandi ricorrente, che risponderebbe a un vero business model, incentrato sulla "vendita" dei migranti intercettati a gruppi criminali o sull'estorsione operata ai danni delle loro famiglie.

La protesta in scena davanti alla Farnesina: "Il Memorandum apre ad abusi e torture"

In occasione del 5° anniversario della firma del Memorandum, siglato nel 2017 dall'allora premier Paolo Gentiloni con il primo ministro del Governo di Riconciliazione libico Fayez al-Sarraj, diverse ONG hanno quindi organizzato un sit-in davanti al Ministero degli esteri a Roma, per invocare un cambiamento di rotta e denunciare quello che definiscono un "sistema di abusi e torture".

Si dà priorità alla sicurezza delle frontiere più che alla vita delle persone. Questo memorandum condanna migliaia di migranti alla morte in mare e a violenze in Libia
Bianca Benvenuti
MSF Italia

"Ancora una volta vediamo che le politiche migratorie europee e italiane danno priorità alla sicurezza delle frontiere rispetto alla vita delle persone - denuncia Bianca Benvenuti di MSF Italia:. Questo memorandum non fa che continuare a condannare migliaia di migranti alla morte in mare e a un ciclo di abusi e di violenze in Libia".

Qui l'appello alla cancellazione del Memorandum, che Amnesty International invita a firmare

"Formazione, coordinamento, motovedette: l'Italia è co-responsabile"

Più di 82.000 le persone intercettate in mare e riportate in Libia nel quadro del memorandum. Grazie a una guardia costiera formata dall'Italia, denuncia Amnesty, su motovedette fornite dall'Italia e in operazioni coordinate con il supporto italiano. "Evidente - riassume quindi Matteo de Bellis, ricercatore di Amnesty International su migrazione e asilo - come l'Italia sia co-responsabile del destino di queste persone. Dei gravissimi abusi da quelle donne, quegli uomini e quei bambini che una volta sbarcati in Libia sono stati trasferiti in centri di detenzione orribili, in cui le persone vengono detenute illegalmente, sono esposte a torture, maltrattamenti, violenze sessuali, a sfruttamento e financo uccisioni".

L'appello di Matteo De Bellis
L'Italia è corresponsabile del destino di donne, uomini e bambini detenuti illegalmente, torturati, maltrattati, sfruttati e talvolta addirittura uccisi
Matteo de Bellis
Amnesty International

Refugees in Libya: la protesta si organizza anche sul posto

Significativo il fatto che per la prima volta, accanto a ONG e attori internazionali, la protesta sia da alcune settimane portata avanti dagli stessi migranti. Sotto il nome di nome di Refugees in Libya, questo nuovo soggetto si propone di interagire con altri attori sia in Libia che all'estero. A sposarne le critiche del Memorandum Italia-Libia, anche il presidente della Commissione libica per i diritti umani, Ahmed Hamza: "È importante rivedere questo accordo alla luce dei limiti che ha dimostrato nel garantire il rispetto dei diritti umani - riassume -. Non solo ha aperto la porta a violenze e abusi, ma fatto anche prova di un'evidente incapacità a prendere in considerazione la particolare insicurezza prodotta dalla proliferazione delle armi, la crescita del crimine organizzato". "I paesi europei - conclude quindi Hamza - si stanno quindi sottraendo alla loro responsabilità morale, umanitaria e legale, nei confronti di questi migranti".

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Una protesta organizzata davanti agli uffici dell'agenzia ONU per i rifugiati a Tripoli, il 9 ottobre. I partecipanti chiedevano di essere rimpatriati e di lasciare la LibiaMAHMUD TURKIA/AFP or licensors

Oxfam: "Cancellare il Memorandum. Ha mancato i suoi obiettivi"

A sposare l'appello a uno stralcio del Memorandum era stata negli scorsi giorni anche Oxfam Italia. "L'accordo è stato firmato con l'obiettivo di fermare le morti in mare e di sgominare i trafficanti di persone - ha dichiarato a euronews, il policy advisor per le emergenze umanitarie, Paolo Pezzati -. A 5 anni da questo accordo possiamo dire che entrambi gli obiettivi sono falliti". Stop a un approccio che considera "vergognoso", Amnesty invoca quindi un cambio di rotta: un coordinamento dei salvataggi che garantisca lo sbarco in porti sicuri e una protezione internazionale più snella ed efficace, capace di imporsi come alternativa alle carrette del mare.

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