Partygate, il rapporto accusa il premier britannico. Johnson chiede scusa ma non si dimette

Partygate, il rapporto accusa il premier britannico. Johnson chiede scusa ma non si dimette
Diritti d'autore AP / Matt Dunham
Di Debora Gandini
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Si scusa ma non fa nessun passo indietro. Il rapporto sul Partygate accusa il premier britannico. Boris Johnson non intende dimettersi e aspetta l'esito finale delle indagini sulla polizia

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Il Primo ministro britannico Boris Johnson cerca sostegno e appoggio dopo il risultato dell’indagine condotta all’interno del governo riguardante le feste organizzate nella sua residenza ufficiale durante il primo lockdown nel 2020.

Ritrovi al numero 10 di Downing Street dove sarebbe state violate tutte le restrizioni anti-Covid imposte al Paese per l’emergenza pandemia, Boris Johnson da parte sua non ha alcuna intenzione di dimettersi e prende tempo ma nel rapporto stilato dall’Alto funzionario Sue Gray si parla di un fallimento di leadership e di mancanza di giudizio.  

Durante quelle feste negli uffici del governo sono stati violati i regolamenti sul Covid-19 e su 12 violazioni indaga ora Scotland Yard. Per molti britannici quello che è accaduto è peggio che mentire al Parlamento. Ecco perché, conservatori o no, chiedono che Johnson lasci la guida del paese il prima possibile.

Il Premier britannico in Parlamento, con il capo chino, ha recitato il mea culpa davanti ai deputati di Westminster, dicendo di essere profondamento dispiaciuto per quelle feste e per come è stata gestita tutta la vicenda sulla qualche ora indaga Scotland Yard. “Dire che mi dispiace non è abbastanza – aveva aggiunto Johnson promettendo di riformare immediatamente le procedure di governo.”

Le scuse non sono tuttavia bastate all’opposizione laburista che tramite il suo leader Keir Starmer ha accusato il premier britannico di essere un uomo senza vergogna. La gente non è stupida, non ha mai creduto a una sola parola, ha detto Starmer chiedendo poi le dimissioni immediate.

Per Johnson il partygate potrebbe rivelarsi un boomerang specie in vista delle elezioni di maggio per il rinnovo dei comuni. Il suo destino sembra dunque nelle mani dei deputati conservatori in attesa dell’esito definitivo delle indagini da parte della polizia.

Tutte le feste "illegali" di BoJo

Un party di compleanno dello stesso Boris Johnson si sarebbe svolta il 19 giugno 2020 al numero 10 di Downing Street, alla presenza di 30 persone, in violazione delle restrizioni Covid allora in vigore (che prevedevano la presenza contemporanea massima di sei persone).

Alla festa, svoltasi di pomeriggio, avrebbe partecipato anche la moglie di Johnson, Carrie, e - tra gli altri Lulu Lytle, responsabile della costosa e discussa ristrutturazione dell'appartamento di Johnson a Downing Street. Secondo una portavoce, Johnson ha partecipato alla "riunione-compleanno" del suo staff per "meno di dieci minuti".

La cena di Natale del 18 dicembre 2020 - in cui era coinvolta anche Allegra Stratton (allora portavoce del premier) e un'altra festa, sempre a Downing Street, nel maggio 2020, tirato in ballo dall'ex collaboratore Dominic Cummings, convinto che "il premier non potesse non sapere".  

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