Sono passati oltre 5 anni dalla firma degli accordi di pace, ma la guerriglia - legata al narcotraffico - non si è mai fermata
La comunità della Cauca in Colombia si stringe attorno alla bara di José Albeiro Camayo, un leader indigeno ucciso lunedì dai dissidenti delle Farc.
È il decimo assassinato solo quest'anno. Dopo la pace firmata nel 2016 tra lo Stato e le Forze armate rivoluzionarie, i dissidenti continuano la guerriglia per il controllo del traffico di droga e lo sfruttamento illegale dell'oro e di altre risorse.
La guardia indigena di cui faceva parte Camayo, armata solo di bastoni, cerca di controllare il territorio come può.
A più di 5 anni dalla firma degli accordi di pace ci sono ancora 90 gruppi armati con 10mila militanti. Il 2021 ha visto una ripresa delle violenze, la guerra del narcotraffico ha fatto 10mila morti, come ai tempi delle Farc.
Il mese scorso anche le Nazioni Unite avevano lanciato l'allarme sulle violenze in Colombia.
Il tribunale speciale, che non ha ancora emesso sentenze
Gli accordi firmati il 24 novembre 2016 promettevano di portare la pace in un paese traumatizzato da 60 anni di violenze. Ma le cose hanno avuto un inizio difficile: pochi giorni prima della firma, il 50,21% dei colombiani ha respinto l'accordo con un referendum, una battuta d'arresto che ha richiesto modifiche dell'ultimo minuto al documento e ha profondamente diviso il paese.
La giustizia promessa nell'accordo di pace di oltre 300 pagine per centinaia di migliaia di vittime del conflitto deve ancora venire. Un tribunale speciale istituito per processare le peggiori atrocità ha accusato ex comandanti delle Farc di rapimento di almeno 21mila persone e reclutamento di 18mila minori. Alti funzionari militari sono stati accusati di aver ucciso circa 6.400 civili presentati come guerriglieri. Non sono ancora state emesse sentenze.
Il tribunale speciale ha la possibilità di offrire alternative al carcere alle persone che confessano i loro crimini e risarciscono le vittime: un sistema che, secondo alcuni, lascerà liberi i criminali.
"Il processo di pace ha servito i colpevoli, ma non le vittime delle Farc", ha detto all'Afp il generale di polizia Luis Mendieta, tenuto in ostaggio dai ribelli per 12 anni.
**Ritorno alla vita criminale **
Tra gli ex combattenti delle Farc, che da allora si sono trasformati in un partito politico di minoranza, molti hanno pagato un prezzo per la firma degli accordi: circa 293 sono stati uccisi da gruppi rivali o dai loro ex compagni dissidenti.
Altri, come il comandante delle Farc, Ivan Marquez, che ha aiutato a negoziare l'accordo, hanno ripreso le armi.
L'accordo, inoltre, non ha posto fine al problema del narcotraffico in Colombia. Molti di coloro che hanno firmato il patto sono "tornati alla vita criminale" poiché "la coca è cresciuta in modo esponenziale", secondo il presidente Ivan Duque.
L'accordo incoraggiava la sostituzione volontaria delle colture illecite - principalmente coca - con quelle legali, ma gli agricoltori lamentano di non aver ricevuto alcun aiuto. Ad oggi la Colombia rimane il più grande produttore ed esportatore mondiale di cocaina.
Anche nelle città la violenza trova le radici tra alti livelli di disoccupazione e povertà, con una recente ondata di rapine spesso mortali che ha spinto il governo a settembre a schierare circa 1.500 soldati per assistere la polizia nella prevenzione della criminalità.