I flussi migratori nell'agenda del ministro Di Maio a Tunisi

Il ministro Di Maio a Tunisi
Il ministro Di Maio a Tunisi Diritti d'autore HANDOUT/AFP
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La gestione di sbarchi e rimpatri all'ordine del giorno della visita di Di Maio a Tunisi

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La posta in palio è alta: il contenimento delle partenze dalla Tunisia, un flusso migratorio in costante aumento.
Gli sbarchi di cittadini tunisini sono stati quasi 14mila lo scorso anno e non è stata registrata alcuna inversione di tendenza. 

È la priorità che muove il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in visita a Tunisi per incontrare il suo omologo Othman Jerandi, la premier Najla Bouden e il presidente Kais Saied.
Già nel 2020 erano stati sbloccati dieci milioni di euro, destinati al Governo tunisino, per il controllo delle coste e i rimpatri rapidi. Un altro tipo di rimpatri, quello dei rifiuti italiani esportati illegalmente in Tunisia, è all'ordine del giorno: circa 280 container fermi da 15 mesi al porto di Sousse.

Le parole spese sono quelle della diplomazia: "La visita si è rivelata molto proficua - ha detto Di Maio - ci permette di portare avanti e consolidare un dialogo mai interrotto con un Paese che per l'Italia è strategico, oltre che tradizionalmente amico". 

Sullo sfondo, che determina però tutti gli sviluppi, c'è la situazione politica instabile in Tunisia dopo che il presidente ha licenziato il precedente governo e sospeso l’attività parlamentare sino alle elezioni fissate il 17 dicembre del 2022 e il referendum per redigere una nuova Costituzione il 25 luglio.

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