Hong Kong: Pechino blinda le elezioni, affluenza ai minimi storici

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I candidati pro Pechino dominano le elezioni farsa a Hong Kong: in lista solo candidati graditi alla Cina e al partito Comunista

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A Hong Kong gli elettori disertano le urne per il rinnovo del Parlamento del territorio ad amministrazione speciale e la governatrice Carrie Lam legge il disimpegno come "generale soddisfazione della gente nei confronti del governo". 

In realtà, solo il 30% degli aventi diritto ha espresso la sua preferenza dopo la revisione del meccanismo elettorale, imposto da Pechino a marzo.

Cosa prevede il nuovo sistema che governa le elezioni? Intanto, solo 20 dei 90 seggi sono assegnati con voto popolare. 40 sono invece assegnati da una Commissione elettorale di 1.448 rappresentanti, vicini devoti al Partito, e i restanti 30 decisi dalle lobby degli affari e del commercio.
La legge prevede poi la candidatura solo per i ''patrioti'', in pratica i politici graditi alla Cina e al governo comunista al potere da oltre settant’anni

Benedict Rogers, analista politico, fotografa una ulteriore, possibile deriva: "Penso che vedremo ulteriori repressioni. Saranno approvate altre leggi - il governo ne ha parlato - misure ancora più dure. E penso che Hong Kong affronterà un capitolo ancora più oscuro della sua storia, prima che qualcosa migliori in futuro".

I candidati pro Pechino hanno dominato le elezioni senza elettori: l'affluenza (30,2%) è stata infatti la più bassa da quando i britannici hanno ceduto Hong Kong alla Cina nel 1997.

Le opposizioni hanno criticato il meccanismo che, di fatto, le ha escluse dalla competizione elettorale: il più grande partito di minoranza, il Partito Democratico, non ha schierato alcun candidato per la prima volta in 24 anni.

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