Sotto le feste la variante Omicron fa ancora più paura: dai Paesi Bassi alla Danimarca, chiusi i servizi non essenziali
A ridosso del Natale e nel cuore delle istituzioni europee non si placa la protesta contro le misure anti Covid: in migliaia sono scesi in piazza a Bruxelles, accompagnati da un imponente dispiegamento delle forze dell'ordine dopo i disordini delle due manifestazioni precedenti.
Nel mirino dei dimostranti, l'adozione del green pass e dell'obbligo vaccinale per gli operatori sanitari.
Ma a Bruxelles, per sfuggire al blocco più stringente deciso dal governo olandese, si sono ritrovati anche numerosi cittadini dei Paesi Bassi dove tutti i negozi non essenziali resteranno chiusi fino al 15 gennaio: si tratta della **quinta serrata per il Paese, a causa della rapida diffusione della variante Omicron. **
Il primo ministro Mark Rutte ha annunciato l'improvvisa chiusura sabato sera.
Giù le saracinesche per ristoranti, parrucchieri, palestre, musei e altri luoghi pubblici sino a feste concluse. Stesso discorso per i cittadini danesi che dovranno fare a meno di diversi servizi non essenziali per 4 settimane.
Maja Mari Kat Holm, che fa la barista, non contesta la necessità delle misure restrittive ma le modalità della loro adozione: "Sicuramente, penso che sia giusto avere delle restrizioni - dice - penso però che sia anche importante che le restrizioni siano efficaci. Perché chiudere i cinema, dove le persone guardano avanti, seguono un film senza parlare tra loro, ma non si chiudono i ristoranti dove si può mangiare insieme? Per me, questo non ha molto senso. È un problema per il governo, penso".
In qualche circostanza è arrivata però la strenna di Natale: è il caso dell'Austria che ha concesso un'eccezionale apertura domenicale dei negozi dopo il blocco e le polemiche dei giorni scorsi.