Tunisia, parlamento sospeso fino a dicembre 2022

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Il presidente, Kais Saied, annuncia le politiche per l'anno prossimo, nel frattempo ci sarà un referendum per modificare la Costituzione

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Il presidente della Tunisia Kais Saied ha esteso la sospensione del Parlamento, decisa a luglio, fino alle elezioni legislative del 17 dicembre 2022.

In un discorso alla nazione, Saied ha anche annunciato l'avvio dal 1 gennaio di una serie di "consultazioni" popolari su delle riforme costituzionali ed elettorali che saranno poi sottoposte a referendum il 25 luglio 2022.

La consultazione nazionale partirà on line dal 1 gennaio al 20 marzo 2022 con domande specifiche e protezione dei dati. Ulteriori consultazioni dirette avranno luogo in tutta la Tunisia e all'estero. Una commissione i cui membri saranno nominati in seguito formalizzerà le proposte del popolo entro la fine di giugno 2022. Il 25 luglio 2022 si terrà il referendum sulle proposte. Il presidente ha detto che verrà inoltre varato un decreto su una legge di riconciliazione nazionale che permetterà di classificare i soggetti coinvolti e le Regioni più bisognose di investimenti.

Il principio, secondo il presidente, è che coloro che hanno commesso crimini contro lo Stato tunisino e il suo popolo dovranno essere perseguiti dalla giustizia che dovrà svolgere il suo ruolo nella massima indipendenza e neutralità per ristabilire i diritti delle persone derubate.

La primavera araba della Tunisia

È dalla Tunisia che è partita la fiamma che ha incendiato nel 2011 anche Egitto e Libia (e poi Siria).

A partire dal 17 dicembre del 2010 tutta una serie di manifestazioni di piazza hanno scosso varie città al centro-sud della Tunisia, il motivo il suicidio di Mohamed Bouazizi, un giovane ambulante che si era dato fuoco davanti alla sede del governatorato di Sidi Bouzid per protestare contro il sequestro della propria merce da parte delle autorità. 

Dopo ripetuti sequestri della merce, gli erano stati ritirati anche il passaporto e la licenza di commerciante che gli permettevano di mantenere moglie e figli. Chiese allora di poter parlare con il governatore; di fronte al rifiuto l'uomo si diede fuoco.

Oltre il suicidio inaccettabile di Mohamed Bouazizi, i tunisini erano mossi da frustrazione per la disoccupazione, corruzione della polizia, indifferenza delle autorità (molto più concentrate ad arricchirsi che a svolgere la loro funzione di utilità pubblica), crescente preoccupazione per il rialzo dei prezzi dei beni di prima necessità come pane, farina, zucchero, latte.

La primavera araba tunisina è l'unica che fino allo scorso luglio poteva dirsi aver dato frutti maturi, si parlava di eccezione tunisina: c'era stata una costituente, una Costituzione, una ripresa socio-economica che è crollata allo scoccare del decimo anno.

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