Calais, la disperazione dei migranti della Manica. Una crisi che pesa su Francia e Gran Bretagna

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Di Anelise BorgesDebora Gandini
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Reportage della nostra inviata Anelise Borges a Calais. Un viaggio tra gli accampamenti di migranti disposti anche a morire pur di trovare una vita migliore in Inghilterra

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Sono passate due settimane dal naufragio di un'imbarcazione al largo di Calais, nel canale della Manica che ha fatto 27 morti accertati. Un punto di transito cruciale per i richiedenti asilo che cercano di raggiungere il Regno Unito dalla Francia. Parigi ha annunciato un rafforzamento di pattuglie in tutta l’area mentre elicotteri di Frontex hanno iniziato a sorvolare il canale per monitorare gli attraversamenti illegali.  

Nel nostro viaggio qui a Calais abbiamo incontrato tanti disperati, abbiamo ascoltato le loro storie. Molte sono persone fuggite dall'Afghanistan poco dopo il ritorno al potere dei talebani e che non vogliono più tornare nel loro paese, come Mohammed.

“È passato più di un mese dall'ultima volta che ho parlato con la mia famiglia. Non so dove siano. Sono tutti scappati, ci racconta Mohammed. Abbiamo abbandonato le nostre casa. Tutto quello che avevamo in Afghanistan l'abbiamo perso. Ora non so cosa faremo. Stiamo solo aspettando di capire se riusciremo a raggiungere l’Inghilterra. Forse c’è speranza.”

Una crisi che pesa su Londra e Parigi

Secondo i dati della guardia costiera francese, nei primi otto mesi di quest’anno sono state oltre 15.000 le persone che hanno tentato di attraversare il Canale della Manica. Un aumento del 50% rispetto al 2020. Il governo di Parigi ha cercato soluzioni a questa emergenza migranti nella regione, ma finora i risultati sono stati deludenti.

Negli ultimi anni decine di migliaia di persone sono passate da Calais. Secondo diverse Ong ci sono al momento almeno 1.000 migranti nei vari accampamenti nella zona. Questo, dicono gli attivisti, nonostante le ripetute operazioni di sgombero e le restrizioni riguardo la fornitura e l'accesso all'assistenza umanitaria.

Diritti d'autore: Michel Spingler/AP
Membri delle associazioni per la difesa dei migranti a CalaisDiritti d'autore: Michel Spingler/AP

Ludovic Holbein, attivista impegnato nella regione, descrive la politica della Francia nei confronti dei rifugiati a Calais come "un atto di bullismo". Secondo lui c’è stata una vera e propria "militarizzazione" del confine - che tuttavia non servirà molto a dissuadere questi disperati. Persone che hanno già perso tanto nel tentativo di costruirsi un futuro diverso.

“Qui a Calais questi migranti sono pronti a tutto per di riuscire ad attraversare il mare. Vogliono andare in Inghilterra e continueranno a correre tutti i rischi pur di riuscirci”, sottolinea Holbein. “Gli elicotteri della polizia che sorvolano l’area non cambieranno le cose. Anzi porteranno le persone correre ancora più rischi, ad attraversare il canale in condizioni pessime. A partire quando c'è nebbia per non farsi vedere dagli aerei”.

Intanto le istituzioni cercano di trovare una soluzione per fermare il flusso costante di migranti. Molti richiedenti asilo qui dicono di non avere altra scelta. Adam ha lasciato la moglie e i due figli in Sudan per costruire una vita migliore per se e la sua famiglia...Ha saputo del naufragio e di quelle vittime ma dice che questa tragedia non cambierà nulla. Non fermerà i migranti dal cercare di attraversare la Manica. E’ pericoloso ma non c’è altra via.  

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