Il Nobel per la pace Muratov: "vivere in Russia è insostenibile per i giornalisti"

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Diritti d'autore AP Photo/Alexander Zemlianichenko
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Di Euronews
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alla vigilia della consegna del Nobel per la Pace, il direttore del giornale che fu la casa professionale di Anna Politkovskaja denuncia ancora una volta le vessazioni ai media indipendenti

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Una situazione "insostenibile, tossica". Così, alla vigilia della consegna del Nobel per la Pace - vinto insieme alla collega filippina Maria Ressa - il giornalista russo Dmitry Muratov commenta le continue vessazioni e le minacce alle quali in Russia sono sottoposti i suoi colleghi che ancora si ostinano a mostrare indipendenza e spirito critico rispetto alle scelte del Cremlino.

"Molti di noi sono stati costretti a scappare, a lasciare la Russia per timore di essere uccisi o imprigionati" ha ricordato Muratov, direttore della Novaya Gazeta, forse il più celebre e acclamato giornale d'opposizione, da sempre critico verso la deriva autoritaria del Cremlino.

"La propaganda - continua - ha convinto la maggioranza del popolo russo che la democrazia è dannosa e che porta al collasso del Paese. Per questo sempre più persone hanno iniziato ad accettare l'idea di una 'dittatura governativa'".

Muratov ha ricordato come ad oggi ben sei giornalisti della Novaya Gazeta siano stati uccisi: tra loro, l'indimenticata Anna Politkovskaja, freddata nel 2006 nell'ascensore del suo palazzo, in un delitto i cui mandanti non sono mai stati individuati, per via di negligenze che costarono al Cremlino la condanna della Corte europei per i dritti umani

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