Partigiana, star degli anni folli, attivista dei diritti civili: Josephine Baker entra al Pantheon

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Di Gioia Salvatori
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E' la prima donna di colore ad essere insignita di tale onorificenza e la sesta donna in assoluto ad entrare al Pantheon.

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Cantante, ballerina, icona della Parigi degli anni folli, collaboratrice dei servizi segreti francesi nella lotta contro i nazisti durante l'occupazione.
Josephine Baker questo martedì è entrata al Pantheon di Parigi con gli onori dovuti a chi ha fatto della sua vita pubblica e privata una bandiera di libertà. 

Nata nel 1906 in Massachussets, lasciò gli Stati Uniti, un'infanzia dura e soprattutto la segregazione razziale per vivere in Francia.
Qui incantò tanto Picasso come Cocteau, al Bobino il suo nome era un faro nella vita notturna della capitale francese. Baker scandalosa che balla a seni nudi, Baker che sfotte il razzismo ballando vestita di banane. Baker partigiana.
Fino alla fine resterà gaullista, terzomondista, attivista per i diritti dei neri. 

Baker definì il giorno più bello della sua vita quello in cui parlò dopo Martin Luther king, dopo il discorso di Washington "I have a dream". 

Così il presidente francese, Emmanuel Macron: "La sua causa era l'universalismo, l'unità del genere umano, l'uguaglianza di tutti davanti all'identità di ciascuno, l'accogliere tutte le differenze unite dalla stessa volontà, la stessa dignità, l'emancipazione contro l'affettazione". 

Ora un cenotafio la ricorda al Pantheon, sesta donna su 80 personalità ecccellenti a ricevere tale onorificienza. 

Baker partigiana, ingaggiata come spia

Negli anni dell'occupazione tedesca in Francia, chi avrebbe osato perquisire Baker e la sua casa? Fu quindi contattata e ingaggiata come spia, si disse pronta a morire per i parigini. Nascose nella sua dimora armi e partigiani fino alla fine della guerra. Poi iniziò per lei un'altra battaglia, quella a fianco dei neri d'America.

Accanto a Martin Luther King alla marcia per i diritti di Washington

Altermondialista, antirazzista, gaullista. Questo era ed è restata per sempre. Con la divisa dell'esercito francese Baker ha preso la parola dopo Martin Luther King nell'agosto del '63 alla marcia per i diritti di Washington. Qui il discorso semplice, umano, toccante che pronunciò. Raccontò di essere stata ricevuta con i più grandi onori in grandi dimore, ma in America restava una nera che doveva salire su un vagone speciale del treno o mettersi ultima in coda. "Questo mi rende folle", disse. (Leggi qui il discorso integrale in francese)

Non si è mai esibita negli USA davanti a un pubblico che non fosse misto, questa era una clausola permanente dei suoi contratti.

Mia madre era un'idealista che voleva provare che la fraternità universale non era un'utopia
Brian Bouillon-Baker
figlio di Josephine Baker

"Mia madre era un'idealista che voleva provare che la fraternità universale non era un'utopia", ha detto suo figlio Brian Bouillon-Baker, uno dei suoi 12 figli adottivi, a France Inter.

Oggi, 46 anni dopo la sua morte, il presidente francese Emmanuel Macron l'accompagna al Pantheon. Sesta donna, su 80 personalità eccelenti, a farvi ingresso dopo Simone Veil.

"Sono fuggita da casa, da Saint Louis e dagli Stati Uniti a causa del terrore della discriminazione, una terribile bestia che paralizza anima e corpo", citazione Josephine Baker

Le sue spoglie resteranno al cimitero di Monaco, vicino al mare e all'amica Grace Kelly.

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