Violenza sulle donne, ecco i Paesi Ue che sottostimano il problema

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Azioni ed omissioni dei Paesi Ue per combattere la piaga della violenza di genere. Il caso del blocco a est

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I numeri sono sempre drammatici: secondo un sondaggio dell'agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali, a partire dall’età di 15 anni più di una donna su due (55%) ha subito molestie sessuali e una su tre (33%) ha subito violenza fisica o sessuale.
Una donna su cinque è stata vittima di stalking (18%) e una su venti di stupro (5%). Il 43% ha subito violenza psicologica. Il 16% delle donne con partner violenti hanno subito abusi anche dopo la fine della relazione e alcune anche durante la gravidanza (42% dall’ex partner, 20% dall’attuale partner). 

Il rifiuto di fare di più per le donne

Secondo Eva Fodor, docente di studi di genere e co-direttrice dell'Istituto della Democrazia dell'Università Centrale Europea (CEU), "non si può fare abbastanza per proteggere le donne contro la violenza, soprattutto in un contesto in cui questo tipo di aggressioni sta aumentando a causa della pandemia e, di nuovo, in un contesto in cui diversi governi si rifiutano di fare molto al riguardo".

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne l'altro dato che emerge è infatti la sottostima del problema da parte di diversi Paesi dell'Unione europea.

"Alcuni Paesi hanno fatto un passo indietro. Ungheria, Polonia, Turchia sono tra questi. Il governo ungherese ha anche rifiutato di ratificare la convenzione di Istanbul, la Polonia si è ritirata", precisa Eva Fodor.

La Convenzione di Istanbul, 6 Paesi non ratificano

La Convenzione di Istanbul prevede norme giuridiche vincolanti per la prevenzione, la protezione delle vittime e la condanna degli aggressori. Sei Paesi membri, tra cui l'Ungheria non l'hanno ratificata:"Il governo ungherese non ha fatto molto per aumentare l'uguaglianza tra uomini e donne, anzi si rifiuta di riconoscere il concetto di genere e sostiene che questa è una delle ragioni per cui non ha ratificato la convenzione di Istanbul - spiega Fodor - Sostengono che non c'è differenza di genere, c'è solo una differenza biologica tra uomini e donne, e usano questa scusa per non approvare le misure di uguaglianza di genere dell'Unione Europea e per non mettere in atto altre norme che potrebbero proteggere le donne".

Oltre all'Ungheria, la Convenzione è stata rifiutata da Bulgaria, Repubblica Ceca, Lituania, Lettonia e Slovacchia. Ma, anche per chi ha firmato, non esistono regole condivise per un’azione efficace a livello comunitario.

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