Elezioni municipali in Kosovo, perché l'esito è importante e quali conseguenze potrebbe avere

Il presidente kosovaro
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Di Cecilia Cacciotto
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Visto l'esito delle amministrative in Kosovo, una batosta per la maggioranza al governo, qualcuno parla già di elezioni politiche anticipate. Il momento delicato che vive l'ex provincia serba richiede un governo legittimo e stabile

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Un voto che va oltre le amministrative, quello di domenica in Kosovo dove si è andati ai seggi per il secondo turno in 20 municipalità oltre che a Pristina.

A sorpresa nella capitale kosovara  ha vinto il candidato della Lega democratica del Kosovo (Ldk, centrodestra) Perparim Rama che ha battuto con oltre il 51 % Arben Vitia, il candidato di 'Autodeterminazione' (Vetevendosje, VV,sinistra nazionalista), il partito di maggioranza del premier Albin Kurti, al quale è andato circa il 48, 93%.

La candidatura del ministro alla salute Vitia non è bastata per bloccare l'emorragia di voti per il partito di governo che ha perso almeno 4 municipalità affermandosi solo in tre.

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I duse sfidanti al ballottaggio di Pristinaeuronews

Il Partito democratico del Kosovo (Pdk, centrosinistra), composto da ex indipendentisti e i cui ex leader sono sotto processo per crimini contro l'Umanità, con nove Comuni conquistati, risulta la prima forza politica di questa tornata elettorale, (seguito dall'Ldk).

Le amministrative sono vissute da alcuni come un test elettorale per il governo e qualcuno strizza l'occhio a nuove elezioni politiche.

Un declino di legittimità del governo, indotto anche dall'esito delle municipali, potrebbe portare a legislative anticipate già l'anno prossimo
Dukagjin Gorani

L'analista Dukagjin Gorani ricorda che "il momento è molto delicato per il Kosovo per il processo di normalizzazione con la Serbia e abbiamo bisogno di un governo compatto, che porti a termine l'intero processo. Quindi, se c'è un declino di legittimità del governo, indotto anche dall'esito delle elezioni, allora ci si potrebbe aspettare anche elezioni parlamentari anticipate, già l'anno prossimo".

La questione delle targhe che ha visto la militarizzazione del confine serbo kosovaro, a fine estate, è stata risolta con l'intervento dell'Unione europea nell'ultimo vertice Balcani-Unione europea che ha visto la presidente Ursula Von der Leyen impegnata in un tour nei Balcani il mese scorso. 

** Mosca e la polveriera balcanica**

Sebbene fonti della Kfor, sentite da euronews nelle settimane scorse per la crisi delle targhe, abbiano sottolineato che la situazione era assolutamente sotto controllo, proprio la vicenda delle targhe ha rivelato ancora una volta che le ferite tra le due comunità restano ancora aperte .

La Serbia non riconosce le autorità di Pristina e inoltre Belgrado definisce la frontiera come un separatore amministrativo e temporaneo. Non solo, i 50.000 serbi presenti nel nord del Kosovo si rifiutano di riconoscere il Kosovo come stato.  

Mentre la prospettiva di integrazione europea per i Balcani si allontana, (Paesi come Francia e Paesi Bassi sono contrari), Cina e Russia continuano a fare pressione sull'area con investimenti e il proprio soft-power.

"L'Occidente è complice dell’escalation dei recenti sviluppi nei Balcani", così all'inizio del mese la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, in riferimento agli estremisti del Kosovo e l'invasione delle aree popolate dai serbi rimaste autonome all'interno della Serbia.  Mosca parteggia per gli alleati serbi, ma sa che la stabilità balcanica non può prescindere dall'Unione europea.

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