Algeria e Italia, costi energetici, immigrazione e sicurezza anti-terrorismo

Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune riceverà il Capo dello Stato italiano Sergio Mattarella
Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune riceverà il Capo dello Stato italiano Sergio Mattarella Diritti d'autore -/AFP or licensors
Di Sergio Cantone
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Il presidente Sergio Mattarella ad Algeri per rafforzare la presenza italiana nel Paese maghrebino. Il Capo dello Stato parteciperà domenica mattina all'inaugurazione di un memoriale ad Algeri dedicato a Enrico Mattei

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La bolla del gas fa esplodere i prezzi incendiando la politica dell'Ue e quelle del suo vicinato meridionale e orientale.

Anche per questo la visita algerina del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella di sabato e domenica (già in agenda da prima della crisi energetica) ha un'importanza strategica. Il Capo dello Stato guida una delegazione pronta ad approfondire i già forti legami politici ed economici tra Roma e Algeri.

"Tutta l'Europa in questo momento soffre per la volatilità dei dei prezzi degli idrocarburi. Questo è dovuto all'effetto delle speculazioni perché si ragiona troppo sul breve periodo. Il metodo da recuperare è quello di Mattei, cioè degli accordi equi con i Paesi produttori che possano garantire degli accordi stabili per un lungo periodo, e quindi anche una certezza sui prezzi e sulle linee di sviluppo dei Paesi interessati" afferma il vice-presidente della commissione esteri della camera, Pino Cabras.

I rapporti tra potenze e i mercati internazionali dell'energia non sono più quelli degli anni '50, tuttavia anche i simboli fanno la loro parte. Infatti il momento culmine dell'incontro bilaterale sarà l'inaugurazione dei "Giardini Enrico Mattei" ad Algeri domenica.

Gli algerini hanno memoria del contributo dato dall'ex partigiano Mattei e dall'Italia repubblicana alla loro indipendenza nazionale tra il 1959 e il 1962.

E per celebrare la memoria del condottiero col cane a sei zampe convergeranno le diplomazie solitamente parallele e indipendenti dello Stato italiano e di Eni Spa, accanto alle rispettive controparti algerine.

Eni produce gas in Algeria assieme alla società pubblica locale Sonatrach, l'Italia, come altri Paesi europei e africani, lo acquista.

Qualche cifra: secondo Sonatrach le aziende energetiche italiane guidano il gruppo di acquirenti del gas Algerino, Nel primo trimestre del 2021 sono stati importanti 6,4 miliardi di metri cubi di gas estratto nei giacimenti del Sahara, il 109% in più rispetto al 2020.

Mentre in termini assoluti, con il 33% delle esportazioni l'Algeria è il secondo fornitore dell'Italia, dietro alla Russia con il 46,4% di vendite verso la Penisola.

Allo stesso titolo anche il gasdotto tra Italia e Algeria porta il nome del fondatore dell'Eni, Enrico Mattei, o Transmediterranean. Pompa l'oro blu sahariano verso nord. Transita per la Tunisia e il Mediterraneo. Si allaccia con l'Italia a Mazara del Vallo per poi raggiungere le regioni settentrionali della Penisola.

Viste le difficoltà di Europa e Maghreb non si esclude però l'apertura di un gasdotto alternativo, l'eterno incompiuto Galsi che dal Nordafrica dovrebbe arrivare a Piombino attraversando la Sardegna.

L'energia è parte integrante delle politiche di sicurezza dei Paesi, la visita del presidente Mattarella avviene nel quadro del dialogo strategico tra Algeri e Roma e precede gli incontri intergovernativi che inizieranno nel 2022:

"la nuova legge sugli idrocarburi approvata due anni fa e che sarà via via implementata nel corso degli ultimi mesi contribuirà sicuramente a rafforzare la presenza dei gruppi italiani (attaualmente più di 200) nel Paese visto che lo scopo è proprio quello di semplificare gli investimenti stranieri nel Paese" dice Aldo Liga, analista dell'Ispi.

L'offerta energetica langue e i Paesi corrono al riparo, cercano soluzioni dell'ultimo minuto per non passare un inverno 2022 al freddo e al gelo.

E i costi proibitivi degli idrocarburi sono una tentazione politica irresistibile per i Paesi produttori, che oltre ad accumulare valuta preziosa nei forzieri dei rispettivi fondi sovrani, possono regolare conti politici rimasti in sospeso con vicini ostili.

Lo si vede con la Russia e anche con l'Algeria.

Quest'ultima, per lasciare a secco di gas il Marocco, suo storico rivale regionale, ha interrotto il gasdotto Maghreb-Europa che, transitando per il Regno Alawide, consente il flusso dell'oro blu dal Sahara fino a Cordova, in Andalusia, creando ulteriori problemi energetici alla Spagna, il Paese Ue con le bollette energetiche più care.

Algeri fin dal 1975 non riconosce la sovranità di Rabat sul Sahara Occidentale ex-spagnolo e sostiene il Fronte Polisario. I due Paesi hanno ritirato i rispettivi ambasciatori.

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Oltretutto, il 3 Novembre tre camionisti algerini sono stati uccisi da un'esplosione, provocata da un ordigno, in pieno Sahara Occidentale mentre viaggiavano dalla capitale della Mauritania, Nouakchott alla città algerina di Ouargla.

Le autorità algerine hanno accusato l'esercito marocchino di avere impiegato droni da combattimento di fabbricazione turca.

Il potere politico (ed economico) algerino ha bisogno di interlocutori occidentali. La situazione sociale del Paese è ai limiti del collasso,soprattutto dopo l'epidemia di Covid. Accusati di corruzione e inefficienza, i vertici dello Stato e dell'esercito non godono della più grande popolarità, almeno all'inizio degli anni '90, quando cominciò la guerra sporca tra le forze di sicurezza e jihadisti.

Da due anni la popolazione, soprattutto i giovani, affolla le piazze delle principali città del Paese per chiedere un cambiamento profondo delle istituzioni che risalgono alla fine della guerra d'indipendenza. È il Hirak, letteralmente movimento, chiamato anche rivoluzione del sorriso. Obbiettivo delle contestazioni èil presidente Abdelmadjid Tebboune, considerato dagli oppositori l'ennesimo paravento dei militari.

Difficoltà interne, emigrazione, rapporti tempestosi con i vicini (Marocco, Tunisa, Libia) e relazioni controverse con la Francia, l'ex potenza colonizzatrice, fanno dell'Algeria un gigante dalle grandi fragilità, potenziale fattore di instabilità in una regione che va dal Mediterraneo fino al cuore del Sahel: Conclude Cabras:

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"è inevitabile per il portato delle rispettive vicende storiche molto lunghe che Francia, Spagna e Italia abbiano molti elementi di concorrenza rispetto a quello che si deve fare nel Nordafrica. È altrettanto inevitabile però che adesso le sfide siano talmente grandi da porre un problema di unità e di cooperazione per affrontare i temi del Nordafrica, soprattutto in relazione a quello che accade un po' più a Sud, cioè la grande realtà del Sahel che preme demograficamente, umanamente, politicamente. E va in un qualche modo stabilizzata. E il modo migliore è agire di concerto in ambito europeo, qualcosa che finora è stato trascurato".

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