Naufraga il processo Regeni per la mancata notifica agli imputati

I genitori di Regeni al processo per l'uccisione del figlio
I genitori di Regeni al processo per l'uccisione del figlio Diritti d'autore FILIPPO MONTEFORTE/AFP or licensors
Di Euronews
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

A Roma impasse al processo Regeni in Corte d'Assise. Assenti gli imputati. Le autorità egiziane non hanno mai fornito gli indirizzi utili a dare notizia degli atti

PUBBLICITÀ

Ancora un intralcio, doloso, che cancella il processo per la scomparsa e l’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore torturato e ucciso nel 2016 in Egitto.
Dopo 7 ore di camera di consiglio, la Corte d'Assise di Roma ha deliberato che il dibattimento non può iniziare perché non esiste la prova che gli imputati siano a conoscenza del processo a loro carico.

Alla prima udienza in Corte d’Assise, nell'aula bunker di Rebibbia a Roma, gli imputati non erano presenti. Le autorità egiziane non hanno infatti mai fornito indirizzi utili a dare notizia degli atti del processo ai quattro ufficiali della National Security, il servizio segreto civile egiziano, che avrebbero dovuto essere alla sbarra. Si tratta del generale Sabir Tariq e dei colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif.

Tranquillino Sarno - avvocato del funzionario delle forze di sicurezza egiziane, Mohammad Ibrahim Atar Kamel - spiega cosa prevede la legge: "In tutta Europa, se non c'è certezza che l'imputato sappia di essere sotto processo in un determinato procedimento, il processo non può avere luogo".
Ora, gli atti dell'inchiesta tornano al Gup che dovrà tentare di notificare agli imputati il procedimento a loro carico.

È solo l'ultimo degli ostacoli che l'Egitto ha frapposto all'indagine, viziata da depistaggi, ritardi, false ricostruzioni, a cominciare dalla reiterata negazione che la National Security egiziana stesse sorvegliando Regeni.

Processo Regeni, Palazzo Chigi parte civile

Da Palazzo Chigi era anche arrivato un atto concreto ma altamente simbolico: la presidenza del Consiglio aveva deciso di costituirsi parte civile. È il segno che lo Stato è al fianco della famiglia Regeni e persegue la giustizia in uno dei casi che, più di ogni altro, mette in discussione i rapporti tra Italia ed Egitto.

Gli affari dell'Italia con l'Egitto

Lo strappo era già stato deciso nell'aprile del 2016 con il ritiro dell'ambasciatore, ma è stato un fuoco fatuo. Le relazioni diplomatiche si sono presto normalizzate perché l'Egitto resta partner privilegiato, tra le altre cose - già nel 2019 - primo cliente al mondo per le armi leggere e i software di sorveglianza venduti dall’Italia al regime di Al Sisi. Un business a cui si è aggiunta, nel 2020, la commessa da ben nove miliardi per la vendita di 2 fregate al Cairo.

Nel frattempo, al vertice dei Paesi del gruppo di Visegrad a Budapest, il presidente egiziano ha sottolineato che il suo Paese non si piegherà ad alcun “diktat” europeo circa il rispetto dei diritti umani.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Caso-Regeni, 007 egiziani a processo dal 14 ottobre. I genitori: "Abbiamo diritto alla verità"

Giulio Regeni, udienza preliminare rinviata al 25 maggio

Regeni e Zaki, tutte le norme che l'Italia sta violando vendendo armi all'Egitto