Festival di Venezia, il giorno di "America Latina"

I fratelli D'Innocenzo, registi di "America Latina"
I fratelli D'Innocenzo, registi di "America Latina" Diritti d'autore Joel C Ryan/Joel C Ryan/Invision/AP
Di Eloisa Covelli Agenzie:  Ansa, Ap
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Quinto e ultimo film italiano in concorso

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Il penultimo giorno del Festival di Venezia è il giorno di "America Latina" dei gemelli D'Innocenzo, quinto e ultimo film italiano in gara per la Palma d'oro. Un thriller psicologico che vede protagonista un tormentato padre di famiglia. I fratelli Fabio e Damiano sono al terzo film dopo "La terra dell'abbastanza" e "Favolacce". I due registi, di appena 33 anni, fanno storie "restando scomodi, prima di tutto a noi stessi". Elio Germano è Massimo Sisti titolare di uno studio dentistico a Latina, gentile, educato, con una moglie e due figlie, vive per loro, si commuove in salotto a vedere la bellezza della sua famiglia. Poi c'è un uno scantinato, qualcosa che non deve trapelare. 

Massimo è in crisi, una modalità di vita che riguarda tutti quando ci rendiamo conto che siamo diversi rispetto al ruolo da rappresentare. Un ruolo maschile che deve essere sempre un modello vincente per la società, bisogna essere performanti e in questo senso chi non ci riesce si allontana. I volumi di questa storia sono alti, estremi, ma possiamo ritrovarci un po' tutti in questo contrasto, un bipolarismo tra la nostra fragilità, sensibilità, e quello che ci viene richiesto dalla società. Massimo fa un viaggio dentro se stesso, nel suo abisso, nella sua palude, nell'orrore nascosto sotto al tappeto volendo che non trapeli, per ritrovare la sincerità nell'estremo dolore e proprio per questo è una storia d'amore seppure appare altro.
Elio Germano
protagonista di "America Latina"

America Latina sfugge ai generi "ne contiene tanti, seppure viene definito thriller aggiungiamoci almeno psicologico. Qui - hanno spiegato i registi - c'è l'amore, le ossessioni, l'incertezza dell'avvenire, una grandissima suspence e una altrettanto grande dolcezza, variabili impazzite, qualcosa di profondamente tenero: ogni sentimento per decollare ha bisogno del suo contrario. E poi l'amore stesso è thriller, che ne sappiamo quanto durerà?".

Il film di Yvan Attal

Gianmattia D’Alberto/LaPresse
Yvan Attal al centro con moglie e figlioGianmattia D’Alberto/LaPresse

Di grande attualità il film di Yvan Attal "Le cose umane" che racconta di un ragazzo figlio di due intellettuali accusato di stupro. Nel cast il figlio e la moglie Charlotte Gainsbourg. Il film è tratto da un romanzo bestseller in Francia da oltre 350mila copie, pubblicato in Italia da La Nave di Teseo, scritto da Karine Tuil. Tutto il processo per stupro, ruota sull'affermazione: "Non c'è una sola versione dei fatti, non una sola verità ma ci sono due diverse percezioni della realtà". 

Non volevo fare un film manicheo, quella delle donne è una lotta giusta e non volevo certo tradire la causa ma era interessante non parteggiare, nel film lo spettatore è posto al pari di un giurato del processo. Da padre oltre che da regista mi identifico con tutti i personaggi, voglio difenderli tutti, sono sconvolto da entrambi i ruoli, non prendo le parti del giovane né della ragazzina, sono vicende complesse.
Yvan Attal
regista

Nella Polonia dei primi anni 80

Giovedì in laguna è anche il giorno dell'ingresso di una pellicola polacca "Leave No traces" di Jan P. Matuszynski, che ci fa piombare su una storia vera ambientata nella Polonia dei primi anni 80, quando il figlio di una poetessa legata a Solidanosc viene arrestato e muore a cause delle percosse ricevute.

Immancabile gossip

Come sempre Venezia si conferma una grande passerrella per la cronaca rosa. L'arrivo in laguna di Jennifer Lopez e Ben Affleck ha rubato la scena ai film in concorso. Oggi, venerdì 10 settembre, verrà proiettato fuori concorso il film storico di Ridley Scott "The last duel" con Affleck attore e sceneggiatore.

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