Cinema: è morto l'attore Jean-Paul Belmondo, aveva 88 anni

Cinema: è morto l'attore Jean-Paul Belmondo, aveva 88 anni
Diritti d'autore Francois Mori/AP
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Di Euronews Agenzie:  Ansa
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Lo ha annunciato il suo legale all'Afp

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Lutto nel mondo del cinema. È morto Jean-Paul Belmondo, uno dei più celebri attori francesi del dopoguerra. Aveva 88 anni. Belmondo è morto nella sua casa di Parigi, ha precisato il suo avvocato, Michel Godest, a France Presse. "Era molto affaticato da qualche tempo. Si è spento serenamente", ha detto.

Naso grande, bocca larga, fuori dai canoni di bellezza degli anni 60 è diventato una leggenda con il film di Godard "Fino all'ultimo respiro", dove ha interpretato un personaggio scanzonato, un malvivente dilettante, simpaticamente truffatore.

Se si sommassero le donne che in Francia, nel corso degli anni, avrebbero voluto amare Alain Delon e Jean-Paul Belmondo si raggiungerebbe suppergiù la popolazione che vive attualmente in Europa. A unire le generazioni femminili francesi è stato il desiderio di essere baciate da loro due. A dividerle la preferenza per uno o per l'altro.
Jean-Luc Godard
regista

Da operaio a studente, da contadino a sacerdote introverso, Belmondo si è dimostrato un attore di straordinaria versatilità meritandosi tantissimi riconoscimenti. Definito il brutto più affascinante del cinema francese, ha avuto una carriera lunghissima, che è durata fino ai primi anni 2000.

La sua lunga carriera cinematografica

Nato a Neuilly sur Seine, alle porte di Parigi, ha un cognome italiano, perché i suoi nonni paterni venivano dal Belpaese. Dopo un esordio a teatro, si fa apprezzare come 'jeune premier' in 'Peccatori in Blue Jeans' di Marc Allegret (1958), ma dà anche fiducia al giovanissimo Claude Chabrol in 'A doppia mandata' (1959). Ma 'Bebel' (cosi' si fa chiamare per sottolineare il suo stile stravagante e canzonatorio) è rapido a cambiare registro affidandosi a Jean-Luc Godard che lo vuole protagonista di 'Fino all'ultimo respiro' (1960) e poi di 'Pierrot le fou' (1965).

Lavorare con il maestro della Nouvelle Vague lo fa entrare nell'olimpo degli dei. Come Alain Delon viene adottato molto giovane dal cinema italiano. È Michele ne 'La ciociara' di Vittorio De Sica e poi Amerigo ne 'La viaccia' di Mauro Bolognini (1961). Ma è nel "polar" (cinema poliziesco francese) che combatte la grande battaglia per la popolarità con Delon. Belmondo recita con Claude Sautet in 'Asfalto che scotta' (1960), 'Quello che spara per primo' di Jean Becker (1961), 'Quando torna l'inverno' di Henri Verneuil (1962), fino a 'Lo spione' del maestro Jean Pierre Melville, lo stesso che porterà all'apice Delon in 'Frank Costello'.

Lavora con tutti i registi più popolari, da Claude Lelouch a Francois Truffaut ('La mia droga si chiama Julie').

Nel 2001 viene colpito da un ictus e per otto anni scomparedalle scene. Ma si riprende, dando il via a una nuova fase della vita, sancita dalla consegna della Palma d'oro alla carriera a Cannes.

I suoi matrimoni

Jean Paul Belmondo sposa il 4 dicembre 1952 la ballerina Élodie Constantin, dalla quale ha tre figli: Patricia (1958), morta nel 1994 in un incendio, Florence (nata nel 1960) e Paul Alexandre (nato nel 1963), prima pilota automobilistico e poi proprietario di una squadra che gareggia nella 24 Ore di Le Mans. Dopo il divorzio dalla Constantin, nel 1966 Belmondo ha una relazione con l'attrice Ursula Andress che dura fino al 1972. Nello stesso anno, e fino al 1980, è sentimentalmente legato all'attrice italiana Laura Antonelli. Il 29 dicembre 2002 sposa a Parigi in seconde nozze Natty Tardivel e dalla quale divorzia sei anni dopo. Da questo matrimonio Belmondo ha la sua quarta figlia, Stella (nata il 13 agosto 2003).

Il cordoglio del presidente francese

"Resterà per sempre Il Magnifico Jean-Paul Belmondo era un patrimonio nazionale, pieno di brio e risate, toni forti e fisico svelto, eroe sublime e figura familiare, infaticabile temerario e mago delle parole. In lui, ci riconoscevamo tutti" scrive il presidente francese, Emmanuel Macron, in un tweet.

L'abbraccio di attori e registi

L'attore, Toni Servillo: "Ha segnato un periodo che spero sia possibile rivivere, un periodo di felice collaborazione tra il cinema italiano e quello francese, visto che ha lavorato molto in Italia e ha incontrato amori importanti nel nostro Paese. Quindi, questa è una perdita che fa veramente male al cinema".

Denis Podalydès, attore e regista: "Ci sono diversi film che mi vengono in mente, tra cui 'La sirena del Mississippi'.  Aveva un fascino enorme. Ricordo una sua foto in 'Pierrot le fou' e ho pensato che fosse davvero bello".

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