Austria e Serbia giocano a scaricabarile sui futuri flussi di migranti Afghani

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Austria e Serbia giocano a scaricabarile sui futuri flussi di migranti Afghani. Il cancelliere austriaco Kurz e il presidente serbo Vucic mettono in chiaro le rispettive politiche nell'incontro di Belgrado

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Qualche frizione, come da copione storico, tra Austria e Serbia. Niente di grave questa volta. In occasione dell'incontro bilaterale di Belgrado il cancelliere austriaco Sebastian Kurz e il presidente serbo Aleksandar Vučić si sono resi protagonisti del solito scaricabarile sui rifugiati dall'Afghanistan. 

Il giovin cancelliere viennese cerca di scansare il problema evitando sgarbi diplomatici con un vicino tanto prezioso quanto sensibile come la Serbia.

Infatti il conservatore austriaco ha soppesato le parole con le distanze geografiche e i continenti spingendo il problema rifugiati più in là, dal Danubio all'Amu Darya: "al momento l'ondata di migranti è in Afghanistan, ma se dovesse esserci un flusso di sfollati verso altri Paesi se ne dovranno occupare i vicini senza farli partire verso l'Europa". 

Nonostante il cancelliere Kurz sembri riferirsi ai Paesi confinanti con l'Afghanistan, il presidente serbo preferisce mettere le cose in chiaro fin da subito e controbatte: 

"chi lascia l'Afghanistan ha mete ben precise: l'Europa occidentale e gli Stati Uniti. Ben pochi di questi sfollati desiderano restare nei Balcani occidentali. Dimostreremo la nostra solidarietà verso chiunque, ma non sarebbe un parcheggio per migranti."

L'Europa centrale e quella sud-orientale temono un nuovo flusso incontrollato di rifugiati come 5 anni fa, quando migiaia di siriani in fuga dalla guerra si riversarono sulla rotta balcanica e danubiana. 

La crisi creò divergenze e fratture tra Paesi europei non ancora composte. 

I Capi di Stato e di governo della regione quindi sperano che questa volta la Germania, in piena campagna elettorale, non svolga una funzione di polo di attrazione per chi fugge, come fece il governo tedesco di Angela Merkel che, secondo i critici, avrebbe aperto le sue porte ai siriani in fuga con un preavviso troppo corto.

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