Julian Assange, ancora detenuto nelle prigioni britanniche, rischia il carcere a vita negli Stati Uniti
Hanno protestato davanti all'edificio delle Royal Courts a Londra i sostenitori di Julian Assange, dopo la decisione dell'Alta Corte di accogliere l'appello degli Stati Uniti contro la sentenza del gennaio scorso, con la quale una giudice aveva rigettato la domanda di estradizione del fondatore di Wikileaks perché a rischio suicidio.
L'uomo potrebbe essere imprigionato a vita nelle carceri americane, per aver svelato segreti di Stato che, secondo Washington, hanno minato la sicurezza del Paese.
Tra i manifestanti anche la compagna di Assange, l'avvocata Stella Morris, che ha parlato di costanti minacce ricevute dalla sua famiglia ormai da dieci anni. Sette Assange li ha passati nell'ambasciata dell'Ecuador dove si era rifugiato; in quegli anni ha avuto da Morris due figli. Nel 2019 l'arresto da parte della polizia britannica.
"Questo incubo deve avere fine", ha dichiarato il giornalista John Pilger, "C'è un innocente che viene perseguitato per aver reso uno dei più grandi servizi pubblici".
Gli Stati Uniti sono riusciti a mettere in discussione l'affidabilità della perizia psichiatrica della difesa di Assange. L'appello è stato fissato il 27 e 28 ottobre.
Wikileaks nel 2010 aveva reso pubblici centinaia di documenti classificati sulle guerre in Afghanistan e Iraq, per denunciare abusi dell'esercito statunitense.