Il peggiore è l'incendio di Dixie prosegue dal 14 luglio. Secondo gli esperti tutta colpa del caldo torrido e della siccità dovuti ai cambiamenti climatici
Colpa del caldo torrido e dei venti. Nel Nord della California prosegue l’emergenza incidenti. Vasti roghi hanno già distrutto diverse abitazioni, proprio come quello di Dixie, il più vasto. Le fiamme divampate il 14 luglio hanno già distrutto ettari di terreno e costruzioni: si parla di oltre 73 mila ettari completamente andati in fumo.
Diverse comunità sono state evacuate, in particolare sulle sponde del Lago Almanor. Centinaia di persone hanno perso tutto. Solo il 15% del rogo è stato spento, ha fatto sapere il Dipartimento delle foreste e della protezione antincendio della California.
Il Dixie Fire copre 74 chilometri quadrati e si trova a nord-est di Paradise, la cittadina diventata nel 2018 un simbolo di questo fenomeno stagionale: il Camp Fire la rase quasi completamente al suolo, causando oltre 80 morti.
Caldo torrido e venti, una miscela esplosiva
Il vento continua ad alimentare dozzine di roghi. In Oregon dove il Bootleg Fire, uno dei peggiori degli ultimi decenni, ha divorato 1.210 chilometri quadrati di foresta, una superficie pari a quella di Los Angeles. 2.000 persone hanno dovuto abbandonare le loro case. Secondo il servizio meteorologico nazionale di Sacramento, vista la siccità che ha colpito la regione - negli ultimi tre decenni diventata progressivamente più calda e secca - qualsiasi fulmine può scatenare un nuovo incendio.
Le fiamme continuano a devastare numerosi zone deggli Stati Uniti occidentali ma anche del Canada per il clima torrido e secco. Secondo gli esperti il peggio deve ancora arrivare. Sono previste nelle prossime settimane temperature superiori di 16° alla media del periodo. Dodici stati, tra cui Utah, Nevada, Arizona, combattono da giorni con 71 roghi attivi. Nella West oltre 14mila fulmini hanno innescato più focolai.