Riscaldamento globale: da sole 25 megalopoli producono oltre metà delle emissioni

 14 novembre 2018: un cartello stradale segnala la chiusura delle autostrade a Pechino, mentre la capitale della Cina è oscurata da un forte smog,
14 novembre 2018: un cartello stradale segnala la chiusura delle autostrade a Pechino, mentre la capitale della Cina è oscurata da un forte smog, Diritti d'autore Andy Wong/Copyright 2018 The Associated Press. All rights reserved.
Diritti d'autore Andy Wong/Copyright 2018 The Associated Press. All rights reserved.
Di Antonio Michele Storto
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A dirlo è uno studio dell'Università di Canton, in Cina, paese in cui si trovano ben 23 delle 25 megalopoli "incriminate"

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Sono in tutto 25, si trovano prevalentemente in Cina e da sole sono responsabili di oltre la metà delle emissioni di gas serra urbane in tutto il mondo.

A rivelarlo è uno studio condotto dai ricercatori della Sun Yat-sen Universitydi Canton, in Cina, e pubblicato dalla rivista scientifica Frontiers, che ha messo a confronto i dati sulle emissioni di 167 città in 53 paesi.

Stando alle rilevazioni, il 52% delle emissioni totali sarebbe prodotto da 23 città cinesi - tra cui Shanghai, Pechino e Hanta - oltre alle capitali di Russia e Giappone Mosca e Tokyo.

Paesi sviluppati e in via di sviluppo

L'ONU stima che il 75% delle emissioni globali di carbonio provenga dalle città.

Secondo lo studio pubblicato da Frontiers, le città cinesi, indiane, americane e dell'Unione europea sono responsabili per la maggior parte delle emissioni globali.

Se si parla di emissioni pro capite, le città europee, americane e australiane superano in modo significativo la maggior parte dei centri urbani nei paesi in via di sviluppo. 

Fa eccezione per l'appunto la Cina, classificata a sua volta nello studio come un paese in via di sviluppo, dove gli indicatori per le emissioni pro capite si avvicinano in molti casi a quelli dei paesi sviluppati.

"E’ importante notare - scrivono però gli autori dello studio - che molti Paesi sviluppati esternalizzano le catene di produzione ad alto contenuto di carbonio in Cina, il che aumenta le emissioni legate all’esportazione per quest’ultima"

Da dove vengono le emissioni urbane

Lo studio ha inoltre analizzato quale sia l'origine delle emissioni nelle città prese in esame, dal momento che questo, come spiegano gli autori, "può informarci su quali azioni dovrebbero essere prioritarie per ridurre le emissioni da edifici, trasporti, processi industriali e altre fonti". 

"L’energia stazionaria - che include le emissioni derivanti dall'uso di combustibili e di elettricità negli edifici residenziali e istituzionali, negli edifici commerciali e negli edifici industriali – ha contribuito tra il 60 e l’80% delle emissioni totali nelle città nordamericane ed europee. In un terzo delle città, oltre il 30% delle emissioni totali di gas serra derivava dal trasporto su strada. Nel frattempo, meno del 15% delle emissioni totali proveniva da ferrovie, corsi d’acqua e aviazione". 

I ricercatori hanno inoltre tracciato la variazione delle emissioni registrata nelle città durante il periodo di studio. 

In una trentina di queste, tra il 2012 e il 2016, si è registrata una netta diminuzione. 

La più grande riduzione nelle emissioni pro capite è avvenuta ad Oslo, Houston, Seattle e Bogotá. Le prime 4 città per crescita delle emissioni pro capite, nello stesso periodo, sono state Rio de Janeiro, Curitiba, Johannesburg e Venezia, dove un ruolo fondamentale è giocato dal turismo di massa, e dove si è da poco deciso di vietare il passaggio delle grandi navi. 

Livello critico

Se fino a qualche tempo fa il cambiamento climatico è stato oggetto di un serrato dibattito, oggi è difficile negare gli sconvolgimenti sempre più bruschi e distruttivi che interessano il clima. 

Secondo diversi analisti, il caldo anomalo in Canada e le alluvioni devastanti in Germania e Belgio sarebbero le prime avvisaglie di un disastro che potrebbe essere ormai difficile da fermare. 

La temperatura media globale è già di oltre 1 grado Celsius al di sopra dei livelli preindustriali e sta per superare il limite di 1,5-2 gradi Celsius fissato dall'Accordo di Parigi sul clima.

Tuttavia, gli autori dello studio hanno notato che alcuni dei dati disponibili sono frammentari. Le lacune nei rapporti sulle emissioni delle città rendono difficili i confronti.

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