Crisi migratorie: Lituania e Grecia chiedono una politica europea comune

Crisi migratorie: Lituania e Grecia chiedono una politica europea comune
Diritti d'autore AP / Petros Giannakouris
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Di Debora Gandini
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Incontro tra i leader di Lituania e Grecia. Atene ha offerto il pieno sostegno a Vilnius alle prese con l’arrivo nel paese di centinaia di migranti dalla Bielorussia

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Una politica europea comune ed efficace per affrontare la sfida migratoria. La proposta è stata avanzata dai leader di Lituania e Grecia in un’incontro a due dove Atene ha offerto il pieno sostegno a Vilnius alle prese con l’arrivo nel paese di centinaia di migranti dalla Bielorussia. Una mossa del presidente Alexander Lukashenko dopo le sanzioni imposte da Bruxelles.  

Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha sottolineato l’urgenza di coordinare le posizioni comuni sul negoziato per il nuovo patto europeo sulla migrazione e l'asilo politico. Un gesto apprezzato dalla premier lituana che aveva perfino pensato alla costruzione di una barriera al confine con la Bielorussia.

Il primo ministro Ingrida Šimonytė ha nuovamente ricordato che la Lituania non è un corridoio di ingresso per i migranti verso l'Unione Europea, verso la Svezia, la Germania o altri Paesi. Servono procedure o strumenti legali per chiedere asilo. Da settimane ormai si è aperta questa una nuova rotta di migranti verso l’Europa. Secondo i dati della guardia di frontiera europea (Frontex), nella prima settimana di luglio è stata percorsa da almeno 800 persone, contro le 74 di tutto il 2020.

Bielorussia e Lituania sono in pessimi rapporti da mesi: il governo lituano ospita alcune importanti figure dell’opposizione bielorussa e proprio in Lituania era diretto il volo Ryanair che a fine maggio la Bielorussia dirottò per arrestare l’oppositore Roman Protasevič.

Lo scorso anno sono stati circa 2 milioni e mezzo gli immigrati entrati in Lituania e circa 1 milione e 300 mila quelli sbarcati sulle coste della Grecia. Persone provenienti soprattutto da paesi come Siria, Afghanistan e Iraq. E proprio il ministro degli Esteri iracheno Fuad Hussein, offrendo il pieno sostegno, ha fatto sapere che il suo governo indagherà sul traffico di migranti. Una piaga a cui porre fine con azioni concrete, uno degli obiettivi chiavi anche della Commissione europea. Smantellare il traffico di essere umani tenendo conto dell'alto livello di adattabilità e della maggiore interconnessione delle diverse attività criminali. 

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