Covid e disoccupazione: la ripresa solo a fine 2022

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Diritti d'autore Nathan Denette/AP
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Di Euronews Agenzie:  Ansa
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L'Ocse segnala che nel 2020 la cassa integrazione ha fatto da cuscinetto agli italiani

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Solo da settembre 2022 l'Italia tornerà ai livelli di occupazione precedenti alla crisi sanitaria, è quanto scrive l'Ocse nel suo ultimo rapporto. Che la pandemia abbia acuito il divario tra ricchi e poveri, uomini e donne già lo sapevamo, ora l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico mette nero sul bianco il fatto che la ripresa della crisi non sarà facile per nessun paese avanzato.

In Italia il tasso di occupazione ritornerà ai livelli antecedenti la crisi legata al coronavirus solo nel terzo quadrimestre del 2022, prima della media Ocse, più tardi che in Germania, ma in linea con la Francia. In Italia, afferma l'organizzazione internazionale, il tasso di disoccupazione è aumentato da 9,5% nel quarto trimestre 2019 ed al 10,5% nel maggio 2021.

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I dati sulla disoccupazioneEuronews

Crescono i NEET

22 milioni di persone hanno perso il lavoro nell'economie avanzate, 8 di questi sono considerati disoccupati veri e propri, mentre 14 milioni sono gli inattivi. Tra i giovani si contano 3 milioni in più di NEET, cioè ragazzi che non studiano e non lavorano. In Italia la disoccupazione giovanile, che già superava il 28 percento prima della pandemia, ha raggiunto il 33 percento nel gennaio 2021. "A livello Ocse, invece, il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato dall'11,4% fino ad un picco del 19% - raggiunto già nell'aprile 2020 - per poi scendere al 15% ad aprile 2021", si legge nel rapporto.

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I NEETEuronews

La ripresa cambia da paese a paese

In Italia si dovrà aspettare la fine del 2022 perché il mercato del lavoro torni ai livelli pre-crisi . L'Ocse però registra il fatto che l'uso della cassa integrazione nel corso del 2020 è stato un buon cuscinetto per molti lavoratori, ma comunque nel febbraio 2021 c'erano oltre 900mila lavoratori in meno rispetto all'anno precedente.

Il telelavoro

"Prima della crisi, l'uso del telelavoro in Italia era molto limitato e coinvolgeva meno del 5% dei lavoratori dipendenti, contro una media Ocse del 16%. Durante la crisi, l'uso del telelavoro ha raggiunto il 40% in Italia, ma con notevoli differenze tra lavoratori con diversi livelli di istruzione": è quanto si legge nella scheda dedicata all'Italia delle Prospettive occupazionali dell'Ocse presentate a Parigi. Nell'aprile 2020, "il 60% dei dipendenti con istruzione universitaria ha lavorato da casa, ma solo un numero trascurabile di lavoratori con bassi qualifiche ha potuto fare altrettanto". "In Italia - avverte l'Ocse - il 58% dei lavoratori con basse qualifiche ha dovuto interrompere l'attività lavorativa, 20 punti percentuali in più rispetto alla media Ocse".

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