Sulla scia del conflitto del Nagorno-Karabakh. Testa a testa nei sondaggi tra il primo ministro Pashinyan e l'ex presidente Kotcharian
L’Armenia si prepara alle elezioni parlamentari del 20 giugno. Il villaggio di Aravus si trova nella regione di Syunik, al confine con l'Azerbaijan, dove la tensione resta alta. Nver, abitante del villaggio, ci dice che non sosterrà il primo ministro Nikol Pashinyan. L’agricoltore ha perso parte dei suoi campi di grano durante gli scontri: "Sessantaquattro ettari del nostro territorio ci sono stati sottratti. Sono deluso perché quando ho votato per “Mystep” speravo che avrebbe portato un cambiamento per noi agricoltori, almeno nelle gestione delle questioni quotidiane. Ma non c'è stato alcun cambiamento, anzi, la situazione è peggiorata".
Sulla scia del conflitto del Nagorno-Karabakh, il clima al confine è ancora molto teso: l’Armenia chiede il ritiro dei militari dal suo territorio mentre Baku sostiene che la frontiera non sia chiaramente delimitata. Gli abitanti sono pronti a difendersi da soli, in caso di attacchi. Alcuni di loro sostengono ancora il premier, come Aravush: “Pashinyan non è un traditore, ha fatto bene a firmare il cessate il fuoco, così ha salvato migliaia di vite. Se non fosse stato per lui, non sarei qui oggi con mio figlio. La nostra nazione armena rinascerà dopo la sua rielezione”.
Negli ultimi sondaggi Pashinyan è stato raggiunto dall’ex presidente Kotcharian, per i due è un testa a testa. “Tre anni dopo la Rivoluzione di velluto che lo ha portato al potere, Nikol Pashinyan sta affrontando più sfide che mai. Qui a Syunik, come nel resto dell'Armenia, la delimitazione dei confini sarà il fattore decisivo per gli elettori nelle votazioni del 20 giugno", afferma l'inviata di Euronews Astrig Agopian.