Goïta, artefice di due colpi di stato in nove mesi, ha detto che ora il Paese deve poter andare a elezioni libere ed eque. La condanna della comunità internazionale
L’uomo forte del Mali, il colonnello Assimi Goïta, che si era autoproclamato presidente del governo di transizione, ha prestato giuramento durante la cerimonia presso il Centro congresso internazionale di Bamako, la capitale. Il nuovo capo di stato, artefice di un golpe ad agosto e uno a fine maggio, dopo aver fatto arrestare il presidente Bah N’Daw e il primo ministro Moctar Ouane accusandoli di essere responsabili di una serie di anomalie, ha affermato la sua determinazione ad accogliere questa nuova sfida.
“Tutto è possibile ma solo con la coesione e la solidarietà che da sempre caratterizzano la nostra Nazione, ha detto Goïta. Nonostante le difficoltà, è necessario attuare le azioni necessarie per il successo della transizione, organizzare elezioni credibili, eque e trasparenti nelle date previste.” Il nuovo presidente ha lanciato quindi un messaggio per rassicurare tutte le organizzazioni regionali e la comunità internazionale, sottolineando che il Mali onorerà tutti i suoi impegni nel miglior modo possibile.
La condanna internazionale
Il cambio di potere con la forza messa in atto da Goïta era stato condannato tra l’altro dall’Onu, dalla comunità dell’Africa occidentale, dall’Unione africana e dalla Francia. Il capo dell’Eliseo Macron nelle scorse settimane aveva annunciato la sospensione temporanea delle operazioni militari congiunte con le Forze Armate Maliane e la formazione dei militari locali.
Pare che anche il Belgio e la Danimarca, coinvolti nel sostegno militare europeo alla sicurezza nel Sahel, abbiano per ora congelato qualsiasi contributo, seguendo le disposizioni di Parigi. Il 30 maggio i capi di Stato dell’Ecowas si sono incontrati per un vertice straordinario ad Accra, in Ghana, per discutere della situazione in Mali. Dopo il summit si è deciso di sospendere Bamako dagli organi dell’organizzazione sub-regionale e chiedendo di indire nuove elezioni presidenziali entro e non oltre il 27 febbraio 2022.
Il nuovo governo è composto da 25 ministri. Tra questi ci sono anche due esponenti dell’Unione per la Repubblica e la Democrazia, la principale forza politica del Movimento 5 giugno, il collettivo che aveva animato le proteste conclusesi poi con il rovesciamento dell’ex presidente Keita.