Lotta senza quartiere alla plastica

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Di Guillaume Petit
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600 mila tonnellate di rifiuti di plastica finiscono ogni anno nel Mediterraneo e la Francia ne è uno dei principali produttori. Vediamo alcune soluzioni.

A caccia di plastica in mare

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Non ci vuole molto per trovarne. Nel porto di Marsiglia, nei parchi o sul lungomare... La plastica è un po' ovunque. Finendo nel mar Mediterraneo, ci metterà più di quattro secoli a degradarsi e contaminerà l'intera catena alimentare.

Brice Masi e Kévin Pinçon sono due subacquei esperti. Come molte ong, raccolgono rifiuti di plastica. In meno di 30 minuti sott'acqua, le loro reti sono già piene... Kévin elenca il risultato della pesca: “Troviamo principalmente imballaggi in plastica, lattine, bottiglie di vetro, accendini, bicchieri…”

Ma Brice, biologo e cofondatore di Click Dive, vuole andare oltre, e a questo scopo sta sviluppando un'app che consenta a chiunque di tracciare i rifiuti di plastica in mare. "L'obiettivo finale - spiega - è mappare tutte le informazioni sull'ambiente marino per avere un quadro dinamico dell'evoluzione dello stato di salute dei nostri mari e oceani".

Riciclare aiuta, ma non basta

600 mila tonnellate di rifiuti di plastica finiscono ogni anno nel Mediterraneo e la Francia ne è uno dei principali produttori. Solo il 24 per cento viene riciclato, molto meno che nei paesi vicini - Spagna, Italia, Regno Unito - che superano il 40 per cento.

La Francia punta a raggiungere il cento per cento di rifiuti riciclati entro il 2025. Ma le capacità di riciclaggio restano insufficienti e gran parte degli imballaggi di plastica sono fabbricati con materiali non riciclabili.

Nei locali di Lemontri Marsiglia si smistano i rifiuti di plastica provenienti da imprese o università. Una raccolta differenziata fatta con regole chiare e incentivi aiuta. L’obiettivo è cercare di ridurre il più possibile in origine il volume della plastica, perché il riciclaggio non ne limita l’uso, dice il direttore Guillaume Pellegrin: “L'approccio tradizionale è: più rifiuti raccogli, più soldi guadagni. Noi abbiamo un approccio di riduzione alla fonte: prima di raccogliere, mettiamo in atto strategie per ridurre la quantità di rifiuti”.

Quando si inserisce una bottiglia di plastica in una di queste macchine si ottiene un premio

La soluzione sarebbe ovviamente consumare meno plastica. È quello che fa la ristoratrice Khadidja Thierry, che ha smesso di usare bottiglie di plastica e ha ridotto gli imballaggi, anche se comprare vetro le costa di più.

La spinta gliel’ha data Stéphanie Dick, un’attivista che cerca di convincere i commercianti ad abbandonare l’uso della plastica senza perdere soldi. Secondo lei il riciclaggio ha dei limiti: “Anche riciclando continuiamo a inquinare, continuiamo ad avere perdite di materiale, continuiamo ad aver bisogno di sfruttare risorse, non è una soluzione sufficiente. Bisogna quindi anche ridurre il consumo, sostituendo materiali usa e getta con imballaggi riutilizzabili”.

La Francia intende incitare gradualmente alla riduzione della plastica monouso entro il 2040. Troppo poco troppo tardi, lamentano gli ambientalisti. Un obiettivo considerato al contrario irrealistico dai produttori, che si preoccupano anche dell'impatto economico: nel 2019 i produttori di plastica europei hanno registrato un fatturato di 350 miliardi di euro.

Per tutta la durata della Green Week le nostre redazioni news e magazine esplorano storie e soluzioni da tutta l'Europa per un pianeta più verde.

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