In Gran Bretagna gli autisti Uber avranno un loro sindacato

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Diritti d'autore AP
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Di Debora Gandini
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Raggiunto l'accordo. A rappresentare i 70 mila autisti britannici la sigla Gmb. Un passo storico che potrebbe fare scuola anche in altri paesi europei

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Più diritti, ma anche una migliore retribuzione, e poi l'assistenza sanitaria. Questo è quello che sperano di ottenere, dopo un lungo periodo di battaglie gli autisti di Uber del Regno Unito, ai quali è stato riconosciuto un sindacato che li rappresenterà di fronte all'azienda.

Come si legge in un tweet si tratta della sigla Gmb che potrà negoziare con l’azienda sulle questioni relative ai 70 mila driver britannici . Un primo passo per una vita lavorativa più giusta per milioni di persone», ha commentato Mich Rix, rappresentante del sindacato.

Cosa prevede il sindacato GMB

Gli autisti potranno scegliere se, quando e dove effettuare i loro servizi e le loro corse. L'adesione al sindacato non sarà automatica ma sarà su base volontaria. Per anni**, Uber**, che fornisce attraverso la propria app un servizio di trasporto privato, ha resistito all'ingresso in azienda dei sindacati, che chiedevano per gli autisti il riconoscimento di diritti fondamentali.

Secondo James Farrar, Segretario Generale del Sindacato ADCU Uber non si è ancora conformata alla recente sentenza della Corte suprema del Regno Unito secondo la quale deve pagare il salario minimo almeno per ogni ora in cui un conducente è connesso alla piattaforma. "Uber sta scegliendo di interpretare la legge secondo cui dovrebbero pagare solo per il tempo in cui il passeggero è a bordo del veicolo, non per il tempo standard."

Il colosso con sede a San Francisco e altre società della gig economy hanno subito pesanti pressioni in tutta Europa per riformare i loro statuti, specie dopo le denunce su precariato e salari troppo bassi. L’azienda ha cambiato atteggiamento a marzo, quando la Corte suprema britannica ha stabilito che gli autisti iscritti all’app sono equiparabili ai lavoratori dipendenti, accedendo così ai diritti chiesti dai sindacati. L’azienda, che vanta una presenza in oltre 900 aree metropolitane in tutto il mondo, garantisce ora ai propri autisti il salario minimo, ferie pagate e previdenza pensionistica.

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