Marocco, l'attesa dei migranti nell'enclave spagnola di Ceuta

Marocco, l'attesa dei migranti nell'enclave spagnola di Ceuta
Diritti d'autore Bernat Armangue/Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Stefania De Michele
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L'enclave spagnola di Ceuta in territorio marocchino ancora sotto pressione: i migranti sperano di raggiungere l'Europa continentale

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Non vogliono tornare indietro. Centinaia di migranti e richiedenti asilo attendono al bivacco nell'enclave spagnola di Ceuta in Marocco. In 8mila avevano attraversato il confine tra lunedì e mercoledì; in migliaia sono rientrati - sia forzatamente che volontariamente - in territorio marocchino.
Gli altri sperano di raggiungere l'Europa continentale.

La storia di Mohamed

Tra i migranti arrivati a Ceuta c'è Mohamed Bangoura, fuggito dalla Guinea all'età di 14 anni dopo la morte di entrambi i genitori. Bangoura, che ha compiuto 19 anni sabato, ha cercato di raggiungere l'Europa, attraversando il Mediterraneo centrale, dalla Libia all'Italia. Ma è stato intercettato più volte dalla guardia costiera libica e messo per mesi in un centro di detenzione dove dice di essere stato picchiato e abusato. Alla fine, ha girato a ovest verso il Marocco. Si trovava nella capitale Rabat quando ha sentito la notizia che il confine con Ceuta era stato attraversato da centinaia di migranti lo scorso 17 maggio. Così, ha preso un autobus, ha attraversato le montagne a piedi e a nuoto fino a quando ha finalmente messo piede sul suolo spagnolo. Dice che vuole chiedere asilo, ma finora non è stato in grado di ricevere alcuna guida o sostegno. 

"Nessuno verrà ad aiutarci - dice Mohammed - siamo qui, dormiamo per strada, sono quattro giorni che siamo per strada. Non c'è niente, nessuno ci sosterrà. Quindi, soffriamo e basta".

I migranti hanno trovato riparo in magazzini trasformati in rifugi temporanei, in edifici abbandonati tra cui una vecchia prigione e chi, invece, non ha trovato un tetto è rimasto per strada.

Perché i migranti sono arrivati in migliaia a Ceuta?

La pressione al confine, questa settimana, ha travolto la piccola enclave spagnola. Un flusso consentito dalle autorità marocchine a seguito dello strappo diplomatico con la Spagna. Tensioni montate dopo che l’intelligence marocchina ha scoperto che Ghali, il capo del Fronte Polisario, l’organizzazione che chiede l’indipendenza del Sahara occidentale dal Marocco, era stato ricoverato in un ospedale di Logroño, non lontano da Saragozza, la sera del 21 aprile scorso. 

Lo scenario è teso. Nel solco dell’avvicinamento del mondo sunnita-arabo a Israele, avvenuto sotto l'egida dell'amministrazione Trump, il 10 dicembre 2020 gli Stati Uniti hanno riconosciuto la piena sovranità marocchina sul Sahara Occidentale. D'altro canto, circa 40 anni di risoluzioni dell'Onu chiedono un referendum in cui la popolazione Saharawi, popolo di rifugiati politici che vive nel deserto dell’Algeria dopo l’occupazione marocchina della loro terra, decida per l’indipendenza o l’accettazione della sovranità marocchina.

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