Pesca post Brexit: cosa sta andando storto nel Canale della Manica

Pesca post Brexit: cosa sta andando storto nel Canale della Manica
Diritti d'autore Gary Grimshaw/AP
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Di Stefania De Michele
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Cresce la tensione nella Manica. I pescherecci francesi protestano nelle acque britanniche; Londra invia due navi della Marina

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Prua diretta verso il porto di Saint Helier nel Jersey: una spedizione, quella delle 50 imbarcazioni francesi nel Canale della Manica, a cui Londra risponde con l'invio di due navi da guerra, "a scopo precauzionale", dice il premier britannico Boris Johnson. 

Sta di fatto che la tensione tra i due dirimpettai cresce, dopo che le autorità di Jersey hanno concesso la licenza di pesca a circa 40 pescherecci francesi su oltre 340 che ne avevano fatto richiesta.
L'accordo post Brexit per l'attività di pesca entro 12 miglia dalle coste britanniche si rivela dunque fragile.

"Stiamo continuando a discutere con il Regno Unito. Chiediamo calma in questa situazione - dice Vivian Loonela, portavoce della Commissione europea per il Green Deal Ue - Stiamo facendo ciò che è previsto nell'accordo, oltre a tenere presente gli interessi della nostra comunità di pescatori".

L'accordo raggiunto con Bruxelles stabilisce che i pescatori europei possano mantenere, a certe condizioni, l’accesso alle acque britanniche fino al 2026. Le condizioni sembrano però diventate proibitive. 

Cosa prevede l'accordo post-Brexit per la pesca

L'accordo prevede un periodo di transizione dopo il quale i pescatori europei rinunceranno al 25% delle catture nelle acque britanniche, l'equivalente di 650 milioni di euro all'anno.
L'intesa prevede poi una rinegoziazione annuale.

I pescatori dell'Ue manterranno l'accesso garantito alle zone tra le 6 e le 12 miglia nautiche al largo della costa del Regno Unito, dove hanno tradizionalmente pescato, fino all'estate del 2026. Questa zona è nota per essere molto pescosa e, spesso, più tranquilla da navigare.
Per l'accesso devono però richiedere nuove licenze.

Sul fronte opposto, le condizioni di accesso dei pescatori britannici alle acque francesi non cambiano. Ma il via libera senza modifiche riguarda solo una manciata di imbarcazioni - "caseyeurs" (barche che usano trappole) in cerca di aragoste o granchi.

Cosa è andato storto

Il governo francese e i pescatori denunciano le violazioni all'accordo da parte del Regno Unito, che sta inasprendo le condizioni di accesso dei pescatori alle acque britanniche.

Per ottenere la loro licenza, i pescherecci francesi devono dimostrare alle autorità britanniche una continuità dell'attività di pesca nella zona durante il periodo di riferimento 2012-2016.

In linea di principio, non ci sono problemi per le grandi navi dotate di "Vessel Monitoring Systems" (VMS), "una specie di dispositivo di localizzazione che registra la posizione delle navi". Diventa molto più complicato per le barche sotto i 12 metri, per le quali questa geolocalizzazione non è obbligatoria.

Un'altra insidia: quando un'imbarcazione è recente, con l'ingresso nella flotta dal 2016, bisogna dimostrare che la barca che sostituisce navigava in acque britanniche, un compito definito certosino dagli addetti ai lavori.

Secondo il Ministero francese del Mare, la Francia ha ricevuto finora 88 licenze, su 163 richieste, per i pescatori della Hauts-de-France, e 13 licenze su 40 richieste per i loro colleghi della Bretagna settentrionale.

Per pescare a Jersey, sono state concesse 41 licenze su 344 domande. E secondo Parigi, queste 41 licenze sono accompagnate da nuovi requisiti "inaccettabili".

Il deputato della Manica Bertrand Sorre (LREM) ha citato l'esempio di un pescatore di Granville autorizzato ad andare nelle acque di Jersey undici giorni nel 2021, e solo per pescare capesante, mentre ci andava "in media 40 giorni all'anno" per prendere anche buccini.

La risposta britannica

In una dichiarazione, rilasciata martedì, il governo di Jersey ha detto di aver "concesso le licenze di pesca in conformità con l'accordo commerciale" raggiunto tra Bruxelles e Londra a fine dicembre.

Mercoledì, alla vigilia della protesta dei pescatori francesi, il primo ministro britannico Boris Johnson ha detto che qualsiasi potenziale blocco dei porti di Jersey "sarebbe totalmente ingiustificato".

Anche la rabbia dei pescatori britannici è ha trovato eco sui media.

Su ITV, Don Thompson, presidente dell'associazione dei pescatori di Jersey, ha rimproverato i colleghi  francesi di voler "pescare senza vincoli nelle nostre acque, mentre le nostre barche sono soggette a ogni sorta di condizioni su quanto (pesce) possono pescare e dove possono farlo". Ha detto che sarebbe "estremamente ingiusto" per il governo "capitolare alle richieste francesi".

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La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che Bruxelles e Londra non sono ancora riuscite a trovare un accordo sull'adozione delle quote di pesca, per gli stock condivisi, per il 2021.

Le ritorsioni possibili da parte francese

Davanti all'Assemblea Nazionale, il ministro francese del Mare Annick Girardin ha detto che la Francia è pronta a ricorrere a "misure di ritorsione" contro l'isola di Jersey.

Il riferimento è a possibili interventi sulla "trasmissione di elettricità via cavo sottomarino" dalla Francia all'isola di Jersey.

Nel tweet di Girardin: "Siamo al fianco dei pescatori che dipendono dall'accesso alle acque del Regno Unito. I nostri vicini stanno imponendo criteri che non appartengono all'accordo post-#Brexit. La legge è formale, le convenzioni devono essere rispettate. Faremo in modo che l'accordo firmato alla fine del 2020 venga rispettato".

Nuovi negoziati dovranno calibrare le modalità di convivenza fino al termine del periodo di transizione.

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