Il ministro bielorusso Makei: "Abbiamo agito in modo eccessivo, ma la reazione era appropriata"

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Di Anelise Borges
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Il 9 agosto 2020 la Bielorussia è finita sotto i riflettori per le proteste di massa seguite alle elezioni presidenziali e una repressione senza precedenti. Il nostro ospite oggi in Global Conversation è il ministro degli esteri Vladimir Makei

Il 9 agosto 2020 la Bielorussia è finita sotto i riflettori per le proteste di massa seguite alle elezioni presidenziali e una repressione senza precedenti. Il nostro ospite oggi in Global Conversation è il primo rappresentante dell’amministrazione di Aleksander Lukashenko ad aver accettato di parlare con Euronews dall’inizio della crisi, il ministro degli esteri Vladimir Makei.

"Una reazione appropriata, era in gioco il destino del paese"

L’amministrazione di cui lei fa parte è stata accusata di violazioni “massicce e sistematiche” dei diritti umani all’indomani delle contestate elezioni presidenziali dell’anno scorso. L’Onu ha condannato le azioni del suo governo e ha dichiarato che “i bielorussi dovrebbero avere il diritto di esprimere dissenso”. Si pente delle azioni della sua amministrazione?

“Il problema è che io e lei abbiamo punti di vista diversi su quanto accaduto in Bielorussia lo scorso agosto e purtroppo, oggi, le accuse reciproche si sono spinte così in là che non è più possibile tornare indietro. Vediamo gli eventi dell’anno scorso da punti di vista assolutamente diversi. Sì, forse le autorità a volte hanno agito in modo eccessivo. Ma è stata una reazione appropriata a tutte le proteste non pacifiche, violente che hanno avuto luogo in Bielorussia l’anno scorso dopo le elezioni presidenziali. In realtà, c’è stato un tentativo di colpo di stato. Di conseguenza, le azioni delle forze dell’ordine e delle autorità sono state assolutamente appropriate e necessarie. Era in gioco il destino del paese. E dovendo scegliere fra il destino del paese e queste cose di cui lei parla, inclusi i diritti umani, sono convinto che il governo di qualsiasi paese avrebbe scelto di mantenere l’indipendenza dello Stato e la sovranità. È esattamente quello che hanno fatto le autorità bielorusse".

Dall’inizio della crisi sono state arrestate qualcosa come 30 mila persone, centinaia sono ancora in carcere. L’Onu ha chiesto l’immediato rilascio di tutti i prigionieri politici nel vostro paese. Eppure continuano le proteste di piazza, anche se ridotte. Questo movimento d’opposizione non si fermerà, vero? Come pensate di uscire dalla crisi?

"Oggi la situazione in Bielorussia è assolutamente normale. Si è stabilizzata e normalizzata e non ci sono le proteste di cui lei parla. Per quanto riguarda le persone che sono state detenute in passato, le assicuro che sono state detenute per reati e violazioni specifici. Per esempio, non penso che nei paesi dell’Unione europea questi reati di terrorismo sarebbero valutati in modo diverso. Abbiamo avuto otto casi di terrorismo legati ad attentati incendiari contro edifici, autobombe, eccetera, ci sono stati dieci casi di blocchi di binari ferroviari e un numero enorme di blocchi stradali. Tutto questo è motivato politicamente o ci sono state anche violazioni di leggi specifiche della Repubblica di Bielorussia? Ad esempio, attacchi a poliziotti e minacce a familiari di funzionari pubblici e delle forze dell’ordine, fra cui bambini. Tutto questo è soggetto a sanzioni penali anche nei vostri paesi. Noi ci comportiamo nello stesso modo in Bielorussia. Quindi non si tratta di persone detenute senza ragione. Coloro che sono stati arrestati ingiustamente sono stati rilasciati e stanno venendo rilasciati. Per quanto riguarda le persone detenute, sono in fase di processo e saranno punite in conformità con le leggi della Repubblica di Bielorussia".

Quindi sta dicendo che Katsiaryna Andreyeva e Daria Chultsova, le due giornaliste condannate a due anni in carcere per aver fatto il loro lavoro, il diciassettenne Mikita Zalatarou, Maria Kalesnikova, Viktor Babariko e suo figlio Eduard Babariko, Yury Siarhei, Kiryl Kazei, Ivan Tsahalka… e l'elenco continua… lei dice che tutte queste persone sono in prigione perché se lo meritano e non per motivi politici?

"Non rappresento il potere giudiziario o la commissione d’inchiesta ma il ministero degli esteri, quindi non sono in grado di parlare di ogni caso specifico. Possiamo inviarvi le informazioni pertinenti che confermano le violazioni della legge da parte di queste particolari persone per ogni caso individuale. Posso fare qualche nome: i signori Zinchenko, Avtukhvich e Olinevich sono detenuti per specifici atti di terrorismo, per un colpo di stato. Riguardo il quale, tra l’altro, i media occidentali e l’opinione pubblica sono rimasti vergognosamente in silenzio. Non è un segreto che solo pochi giorni fa le forze speciali della Repubblica di Bielorussia in cooperazione con le forze speciali russe abbiano scoperto un complotto contro le autorità bielorusse che prevedeva l’assassinio del capo di Stato, la rimozione di 30 membri del governo e la loro uccisione. Perché la pubblica opinione in Occidente e i media in Europa non ne parlano?"

Un solo amico: la Russia

Gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Unione europea hanno dichiarato che le elezioni presidenziali dell’anno scorso nel suo paese non sono state né libere né giuste, e molte potenze occidentali oggi non riconoscono più Alexander Lukashenko come legittimo presidente della Bielorussia. Quali sono i vostri rapporti con queste potenze occidentali oggi?

"Sì, purtroppo in questa fase devo ammettere che i nostri rapporti con l’Unione europea e con l’Occidente in generale sono in crisi, anche se abbiamo sempre considerato - e continuiamo a considerare - l’Unione europea il nostro secondo partner commerciale ed economico e una fonte di tecnologie e innovazioni per la Bielorussia. E mi creda, negli ultimi cinque anni dalla revoca delle sanzioni contro la Bielorussia abbiamo fatto molti più progressi che nei 15 anni di sanzioni contro il regime bielorusso. Tutti lo ammettono. Progressi nel commercio e nell’economia, nell’ambito umanitario e dei diritti umani, eccetera. Quello che abbiamo oggi è che anche la nota organizzazione per i diritti umani Freedom House, che non simpatizza con la Bielorussia, ha dichiarato il 28 aprile che l’idea di una Bielorussia più democratica è ora una prospettiva più distante di quanto lo fosse prima. Io sono assolutamente d’accordo. La domanda è: come è successo? Come ha fatto la Bielorussia a tornare indietro e di chi è la colpa? La domanda è retorica ed è rivolta innanzi tutto a tutti quei difensori dei diritti umani in Europa".

Nel suo recente viaggio in Svizzera Makei ha incontrato l'Alta commissaria per i diritti umani dell'Onu

La Bielorussia di Aleksander Lukashenko però ha ancora amici… o forse dovrei dire “un” amico importante: la Russia. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha ricevuto Aleksander Lukashenko la settimana scorsa. Ci può dire qualcosa di più sui contenuti dell’incontro fra i due leader? E soprattutto, la Russia è la vostra ultima risorsa quando si tratta di aggrapparsi al potere?

"Non si tratta della Russia che aiuta il regime a rimanere al potere. Per niente. Il nostro rapporto con la Russia è dettato dalla nostra posizione geografica e dalla nostra storia. La Russia è il nostro vicino. È uno stato potente sia economicamente che militarmente, ed è un attore geopolitico sulla scena mondiale, e questo spiega la necessità di costruire normali relazioni amichevoli con questa potenza. Inoltre, le nostre relazioni risalgono a molto tempo fa, e siamo legati da una storia plurisecolare di contatti umani. Anche questo è molto importante, e noi abbiamo ottenuto, nell’ambito dello Stato dell’Unione russo-bielorussa, praticamente pari diritti per i cittadini russi e bielorussi. Per quanto riguarda i nostri rapporti con la Russia, siamo interessati a rafforzarne lo sviluppo, a partire dal punto di vista del commercio e dell’economia. Vogliamo garantire pari diritti alle entità economiche di Russia e Bielorussia nel quadro dello Stato dell’Unione. Nel corso dell’incontro che ha menzionato hanno parlato di rafforzare ulteriormente lo Stato dell’Unione, di un’ulteriore integrazione, dello sviluppo della cooperazione industriale, di parità dei prezzi per gas e idrocarburi e così via. E naturalmente, dato che è vantaggioso per la Bielorussia, che ne rafforza la sovranità e l’indipendenza, intendiamo sviluppare ulteriormente il processo di integrazione con la Russia, paese vicino e fratello. Devo anche aggiungere senza ambiguità che le sanzioni che l’Unione europea e altri paesi occidentali stanno applicando alla Bielorussia non fanno che contribuire allo sviluppo ulteriore e al rafforzamento del processo di integrazione su base bilaterale e non solo, anche su base multilaterale in tutto lo spazio post-sovietico".

"Un dialogo inclusivo e aperto per una democrazia non imposta dall'esterno"

Un'ultima domanda. Che cosa intendete fare per ripristinare la fiducia del vostro popolo? Ha un messaggio per il popolo bielorusso?

"Se segue da vicino gli eventi in Bielorussia, saprà che questo messaggio è stato da tempo consegnato all’opinione pubblica del paese. Nel paese c’è un dialogo assolutamente inclusivo, aperto, che punta al miglioramento del processo costituzionale e all’introduzione di emendamenti nella costituzione. Chiunque può partecipare a questo processo. Entro il primo agosto saranno preparate le proposte per gli emendamenti alla costituzione che saranno poi presentate in un ampio dibattito pubblico. Quindi, chiunque voglia partecipare a queste discussioni è benvenuto. E noi crediamo che solo attraverso un dialogo che non sia basato su tentativi di fare una rivoluzione o di prendere il potere attraverso le piazze e le manifestazioni, ma nel quadro legale del paese, potremo farcela. Solo attraverso questo tipo di dialogo potremo riuscire ad avere una vera democrazia nella Repubblica di Bielorussia, una democrazia che non sia imposta con la forza dall'esterno, ma una democrazia che maturi nella mente dei cittadini".

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